Archana Hande – All is fair in Magic White

Nel terzo appuntamento con l’arte contemporanea indiana il 21 gennaio la galleria romana Z2O presenta – per la prima volta in Europa – “All is fair in Magic White”, il lavoro dell’artista Archana Hande (Bangalore, 1970) a cura di Maria Teresa Capacchione.

All is fair in Magic White è una sorta di compendio dei lavori e delle idee su cui l’artista ha lavorato negli ultimi dieci anni. Archana Hande ha sviluppato infatti la sua ricerca creativa sul tema dell’”identità”: identità di razza, di classe, di cultura, di religione nell’India post-coloniale e questa ricerca trova in “All is fair in Magic White” una perfetta sintesi narrativa e stilistica.
Archana Hande – che nel suo lavoro si avvale di tutti i media: video, pittura, fotografia e “new media” come Internet (suo il progetto: www.arrangeurownmarriage.com) – in “All is fair in Magic White” narra una storia utilizzando una tecnica di incisione molto diffusa in Asia, quella del “block print”.
Con questa tecnica – usata con l’intento di creare una sorta di continuità con il lavoro artigianale di cui si parla nel racconto – la Hande ha inciso su 120 singoli “stampi” di legno le scene della storia, imprimendole poi su 18 tele su cui è infine intervenuta dipingendo a mano.

Patti Smith e Steven Sebring, gli oggetti di una vita in mostra alla Robert Miller Gallery di New York

Objects of Life, la mostra di Patti Smith e Steven Sebring si è aperta lo scorso 6 gennaio alla Robert Miller Gallery (e rimarrà in visione fino al 6 febbraio) di New York con annesso bagno di folla come spesso succede durante le incursioni artistiche della nostra amata poetessa-cantante.

Come ben ricorderete nell’ottobre del 2009 Patti Smith aveva cantato in occasione di una retrospettiva dedicata a Robert Mapplethorpe in una galleria di Londra ed anche lì la folla oceanica aveva quasi impedito il corretto svolgimento della manifestazione. In più questa volta alla Robert Miller Gallery sono comparsi il fashion designer Calvin Klein con i colleghi Zac Posen e Jonah Lindeberg, la fotografa Mary Ellen Mark, il documentarista Albert Maysles, gli acclamati artisti Jonas Mekas e Ryan McGinley, l’attrice Jessica Lange e come se non bastasse questa lunga lista di celebrità è stata completata dal cantante dei R.E.M. Michael Stipe, vecchio amico di Patti Smith.

Opera 2009. Artisti degli Atelier Bevilacqua La Masa

Si rinnova ad ampio raggio l’attenzione della Fondazione Bevilacqua La Masa per i giovani artisti, che quest’anno sceglie Milano per portare in mostra il lavoro degli assegnatari dei dodici atelier della Fondazione, selezionati attraverso bando annuale di concorso tra le oltre cinquanta domande presentate nel 2008.

La mostra Opera testimonia i risultati degli artisti che sono stati selezionati per lavorare un anno (2009) nei dodici atelier della Fondazione. Gli spazi si trovano a Palazzo Carminati a San Stae, dopo il restauro terminato nel 2008, e presso il Complesso dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca (attivi dal 2006). Questo è il terzo anno che agli artisti assegnatari degli atelier è data la possibilità di una mostra finale.

Accanto alla mostra storica della Collettiva per Giovani Artisti, nata in parallelo alle esposizioni della Biennale e arrivata quest’anno alla sua 93.ma edizione, OPERA 2009 testimonia il credo della Fondazione nell’importante missione di supporto della ricerca artistica giovanile, con cui da oltre cent’anni, a partire dalla sua istituzione, assegna atelier ai più meritevoli. Nel numero designato nello statuto che ha visto nascere la Fondazione, i dodici spazi d’artista messi in bando annualmente trovano sede nel suggestivo chiostro dei Santi Cosma e Damiano sull’isola della Giudecca e nella cornice di Palazzo Carminati a San Stae, il cui restauro, ultimato due anni fa, ha inoltre reso possibile la realizzazione di due foresterie con cui si è avviato immediatamente un programma di ospitalità internazionale.

La bellezza della distanza e la Biennale di Sidney 2010

Anche il 2010 è anno di Biennali dell’arte e più precisamente è l’anno della 17esima Biennale di Sydney grande manifestazione che raccoglie artisti da ogni parte del globo ed aprirà le sue porte il prossimo 12 maggio rimanendo in visione fino al 1 agosto. Il  titolo scelto dal nuovo curatore, David Elliot è quanto mai azzeccato in questi tempi di incertezza e ristrettezze economiche: The Beauty of Distance (Songs of Survival in a Precarious Age) che suona un poco come “La bellezza della distanza (canzoni di sopravvivenza in un’epoca precaria)”, incipit pomposo ed alquanto poetico.

Ma in che modo la distanza si può trasformare in bellezza? Secondo Elliot la distanza ci permette di essere noi stessi, con le nostre differenze e caratteristiche peculiari che aiutano a creare un’offerta creativa variegata ed eterogenea. Per scelta del sottotitolo, Elliot afferma di riferirsi al potere dell’arte che riesce ad imporsi su minacce come le guerre, la fame nel mondo ed il riscaldamento globale. Sebbene l’arte non è in grado di sconfiggere tali piaghe, in un certo qual modo può servire a convogliare e sensibilizzare l’opinione pubblica su certe scottanti tematiche.

William Cobbing ed il concetto di rovesciamento

Per la sua prima personale da Furini Arte Contemporanea, William Cobbing (nato nel 1974 a Londra, dove vive) propone a partire dal 6 febbraio a Roma un progetto espositivo di forte impatto visivo e al contempo dall’appeal filosofico. La mostra presenta video, scultura e fotografia che propongono l’ultima ricerca dell’artista tornato di recente da due residenze, una presso la Tourquise Mountain Foundation in Afghanistan e l’altra a Berwick-upon-Tweed, sul confine inglese con la Scozia. In entrambe le occasioni Cobbing ha prodotto lavori strettamente legati al contesto nel quale si trovava.

L’ambiente sociale, culturale e territoriale è parte della riflessione dell’artista che, non a caso, tanto nelle fotografie scattate in Afghanistan quanto nella scultura e nei video realizzati a Berwick, fa riferimento alla storia locale. Punto di connessione tra i lavori e nodo centrale del progetto espositivo è la ricerca sul concetto di rovesciamento (reversal, che dà il titolo alla mostra stessa), entropia e dispersione, elementi che si ritornano nei diversi ambienti considerati e nelle opere.

Chris Ofili, l’artista che ha combattuto il successo

 Qualche anno dopo aver vinto il Turner Prize edizione 1998, Chris Ofili era in un negozio di Londra per comprare una grande quantità di colori. Una volta giunto alla cassa uno studente in fila dietro di lui gli chiese: “Ma tu sei Chris Ofili? alla scuola d’arte tutti dicono che hai smesso di dipingere“.
Ofili fu deliziato da quella domanda, così sorrise e disse: “Torna dai tuoi amici e digli che ho definitivamente smesso di dipingere, ma non dirgli che mi hai visto comprare tutti questi colori, altrimenti non ti crederanno”.

Chris Ofili, oggi 41enne, ha sempre combattuto contro il successo che per lui, a differenza di tutti gli altri artisti emergenti del mondo, è giunto sin da subito. Prima di compiere 30 anni l’artista aveva già esposto in 3 continenti con mostre personali a Londra, New York e Berlino. Ofili faceva inoltre parte degli Young British Artists di Charles Saatchi ed aveva vinto, come già detto il Turner Prize. Infine l’artista aveva partecipato alla 50esima Biennale di Venezia, occupando in pompa magna il padiglione britannico.

L’Italia rivuole indietro il Giovane Vittorioso

 In un giorno d’estate del 1964 un pescatore di Fano pescò inaspettatamente una statua di bronzo dalle profondità marine. La presente scultura si trova oggi al J.Paul Getty Museum di Los Angeles ma se le autorità italiane vinceranno il loro ricorso, i giorni americani del Giovane Vittorioso (o Atleta di Fano), questo il nome della scultura, potrebbero presto giungere al termine. La statua è comunemente nota con il nome di Getty Bronze e raffigura un giovane atleta con il capo incoronato da foglie d’olivo

Sembra che l’opera sia stata creata nel terzo secolo avanti cristo dal noto scultore greco Lisippo ed è sicuramente uno dei pochi bronzi originali di quell’epoca ad essere giunto intatto sino ai nostri giorni (la maggior parte di bronzi rinvenuti e presenti nei musei sono copie di epoca romana). L’importanza di quest’opera ci aiuta quindi a comprendere perchè essa è stata al centro di una complessa disputa legale che va avanti da numerose decadi. L’ultimo atto di questa annosa vicenda si è svolto lo scorso venerdì in territorio statunitense dove gli avvocati italiani hanno accusato il Getty di aver trafugato indebitamente l’opera mentre il museo afferma di aver legalmente acquistato l’opera per 4 milioni di dollari nel 1977 attraverso canali del tutto consueti.

Gli U.S.A. calano gli assi del 2010 (c’è anche Cattelan)

 inutile continuare a parlare di crisi economica e di stallo nel settore dell’arte. Siamo sicuri che i lettori di Globartmag sono si interessati agli andamenti del mercato ma l’arte in senso stretto e la creatività sono le cose che vi stanno più a cuore. Per questo vi omaggiamo di una piccola lista delle mostre più interessanti che nel 2010 si terranno negli Stati Uniti. Se vi trovate da quelle parti non perdetele:

Marina Abramović: The Artist Is Present al Museum of Modern Art, New York, 14 marzo-31 maggio 2010
Grande retrospettiva che il MoMa dedica a Marina Abramović la quale eseguirà una nuova performance di 600 ore. Nel resto del museo i suoi studenti ripeteranno incessantemente alcune delle sue opere più celebri come Luminosity del 1997 dove un performer nudo si bilancia su di un sellino di bicicletta montato sul muro.

Maurizio Cattelan alla Menil Collection, Houston, dal 12 febbraio al 15 agosto 2010
Il provocatore italiano Maurizio Cattelan ha costruito la sua carriera destabillizzando figure autoritarie come il Papa investito da un meteorite. In occasione di questa nuova mostra Cattelan presenterà nuove sculture di cavalli tassidermizzati, questa volta impalati e recanti un cartello con su scrittto INRI. Nel resto del museo saranno presenti altre importanti opere che costituiscono una piccola retrospettiva.

Production Site: The Artist’s Studio Inside-Out al Museum of Contemporary Art, Chicago, dal 6 febbraio al 30 maggio 2010
Protagonista della mostra è lo studio dell’artista che verrà indagato da e rappresentato da artisti del calibro di Tacita Dean, William Kentridge e Bruce Nauman. Il celebre duo artistico formato da Peter Fischli e David Weiss presenterà 105 sculture in poliuretano le quali rappresentano oggetti comuni che si trovano nello studio di un artista. Rodney Graham propone invece un suo autoritratto scultoreo dal titolo Arist in His Studio.

Giuseppe Stampone trasforma la Prometeogallery in una sala da gioco

La Prometeogallery di Milano presenta la prima personale di Giuseppe Stampone presso i propri spazi. La mostra dal titolo The Rules of the Game aprirà giovedì 21 gennaio con un progetto complesso realizzato per l’occasione.

Più direttamente di altri suoi interventi, la personale milanese di Giuseppe Stampone dichiara quale principio di base del proprio lavoro il rapporto tra fiction e realtà sociale. Un rapporto inverso, una dissimmetria costitutiva che si serve dell’elemento fittizio e della scena per smascherare le strategie di cattura nelle quali concretamente siamo presi. C’è sempre la volontà di rivelare il lato oscuro della società civile dietro il keep smiling di matrice americana. Oppure, più in generale, la necessità di denunciare le forme di sovranità ed egemonia dietro l’attuale idea di democrazia.

Yang Fudong gira un video per Prada

 Nell’ultima decade Yang Fudong si è guadagnato fama internazionale con i suo film, i suoi video ed i suoi lavori fotografici, divenendo uno dei più acclamati artisti contemporanei. Ad esempio la presentazione del suo ciclo di cinque film Seven Intellectuals in a Bamboo Forest, è stato un evento di rilievo della Biennale di Venezia del 2007. I personaggi creati dal regista vagano in una Shanghai dal glorioso passato e  dal ricco presente in maniera del tutto elegante.

Prada,brand italiano attentissimo all’arte contemporanea e sempre in prima lista quando si parla di eleganza, ha contattato il regista ed ha deciso di commissionargli un film per la campagna primavera estate 2010 della sua linea di abbigliamento maschile. Il film intitolato First Spring dura nove minuti ed è stato girato in bianco e nero. All’interno della pellicola i modelli Prada fluttano nell’aria con l’aiuto di ombrelli neri, tra i cieli di una Shanghai fine anni ’30, mentre alcuni membri della corte imperiale attraversano le strade sottostanti. In altre scene i modelli posano in interni riccamente adornati che si riallacciano all’epoca d’oro della gloriosa città. In tutta questa ambientazione fiabesca First Spring si basa su di un antico proverbio cinese: “Tutto il lavoro di un anno dipende da un buon inizio in primavera“.

Chris Burden alla Gagosian Gallery di Roma

La Gagosian Gallery inaugura il 13 febbraio la prima mostra di Chris Burden a Roma in oltre trenta anni. In The Heart: Open or Closed l’artista prosegue la sua ricerca sulle costruzioni architettoniche e sul ruolo che queste ricoprono nel riflettere differenti culture. In tre opere individuali ma in relazione fra loro, l’artista esplora l’estetica e le possibilità metaforiche di architetture stravaganti.

Da un lato della sala ovale Burden ricrea Nomadic Folly (2001). Presentata per la prima volta nel settembre 2001 alla Biennale Internazionale di Istanbul, questa installazione è la sua interpretazione fantastica di una sofisticata tenda nomade. La struttura è composta da un’ampia piattaforma in legno di cipresso e da quattro grandi ombrelloni. I visitatori possono soffermarsi e rilassarsi sotto la tenda rivestita di sontuosi tappeti e decorata da corde intrecciate, lampade e oggetti in vetro e metallo, ricche stoffe tradizionali ricamate con fili scintillanti. Una dolce e seducente musica turco-armena si diffonde dall’interno.

Chocolate Grinders/Il macinino da caffè interpretato da Radim Labuda

Sabato 23 gennaio si inaugura presso la galleria Dora Diamanti arte contemporanea di Roma la mostra Chocolate Grinders/Il macinino da caffè, personale di Radim Labuda curata da Susanna Horvatovičova. In occasione dell’inaugurazione, l’artista slovacco realizzerà una performance ispirata all’installazione video e fotografica.

L’installazione Chocolate Grinders riprende la vita reale della comunità di colore nelle strade di San Francisco. La serie video mostra con immediatezza la fenomenologia del gesto quotidiano. Frammenti della realtà americana vengono ripetuti e bloccati in loop secondo un processo di postproduzione dell’immagine legato al montaggio video. Radim Labuda chiude la scena in un tempo imprecisato e sposta il discorso altrove, riflette sul senso esistenziale degli uomini colti dalla telecamena a loro insaputa mentre ripetono le medesime azioni, chiusi in una dimensione che non permette loro un reale contatto con l’esterno. Il tempo circolare dato dall’installazione video e da quella fotografica ricorda paradossalmente il funzionamento meccanico dell’ingranaggio disegnato da Marcel Duchamp, Il Macinino da caffè, di cui l’artista slovacco riprende  direttamente il titolo.

Greater Torino, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo apre i suoi spazi ai giovani talenti

Martedì 2 febbraio 2010, dalle 19 alle 21, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo inaugura Greater Torino, nuovo ciclo espositivo dedicato agli artisti delle giovani generazioni che hanno in Torino il proprio spazio di formazione o di lavoro.

La città è intesa come territorio allargato, luogo di nascita o di elezione, ma soprattutto piattaforma per la costruzione di un percorso di ricerca alimentato da opportunità di crescita, di mobilità e di relazioni con l’esterno. Una città aperta dunque, capace di accogliere quelle dinamiche di “andata e ritorno” essenziali nella definizione delle carriere artistiche. In un contesto locale che da anni promuove l’arte delle ultime generazioni con programmi istituzionali e iniziative private, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo intende dare il suo contributo offrendo ai talenti emergenti la propria cornice museale, ove misurarsi con la curatela, lo spazio e i suoi pubblici.

London Art Fair 2010

Si è aperta il 13 gennaio una delle più celebri e prestigiose fiere dell’arte internazionali e dobbiamo dire che è veramente enorme. Si tratta della London Art Fair 2010 che ha letteralmente invaso il Business Design Centre di Islington il quale ospiterà la manifestazione per cinque giorni fino al prossimo 17 gennaio. Quest’anno la fiera propone 100 gallerie internazionali che a loro volta presentano un compendio di opere che raggruppano una cospicua summa di ciò che si è fatto nei passati 50 anni in campo artistico. Tra opere di Josef Albers ed altri miti del contemporaneo misti a giovani talenti emergenti c’è n’è per tutti i gusti.

Quest’anno inoltre per combattere la crisi molte gallerie hanno deciso di livellare i prezzi verso il basso ed alla Bearspace Gallery sono state messe in vendita opere per la risibile cifra di 25 sterline. Julia Alvarez, il direttore dello spazio, ha dichiarato di aver riscontrato un crescente interesse nelle stampe a tiratura limitata ed uno spostamento del collezionismo dalle costose opere degli artisti già famosi e quelle dei giovani emergenti, decisamente più abbordabili. Ovviamente si tratta sempre di una fiera prestigiosa quindi non è difficile trovare opere in vendita a 500.000 sterline.