Torna a Bologna Videoart Yearbook, edizione 2009

 Dopo il successo delle prime tre edizioni, il Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna presenta Videoart Yearbook 2009, l’«Annuario della videoarte italiana», kermesse di proiezioni video in tre serate che avrà luogo dal 9 all’11 luglio  nel Chiostro di Santa Cristina a Bologna.

La rassegna  indaga nello specifico le forme espressive della videoarte e della manipolazione dell’immagine, due settori in continua e costante espansione nella sperimentazione artistica odierna, anche grazie all’applicazione delle più recenti tecnologie digitali, ormai assimilate nell’ambito dell’arte ed essenziali a molta della produzione più attuale. Videoart Yearbook si offre come un’attenta ricognizione della videoarte contemporanea; una campionatura ragionata che raccoglie, per questa quarta edizione, il meglio delle ultime e più avanzate produzioni video realizzate tra il 2008 e il 2009 nel panorama artistico italiano.

Tutta un’altra aria alla galleria Alessandra Bonomo

Mercoledì 9 luglio 2009 si inaugura alla Galleria Alessandra Bonomo la mostra Another air, group show curato da Laure Genillard, che presenta a Roma le opere di William Furlong, Brian O’Connel, Lisa Oppenheim, Frederic Pradeau, Elisa Sighicelli, David Tremlett, Gavin Turk e Peter Wüthrich.
Another Air nasce dall’idea di aria, eterna e onnipresente, che pervade l’opera d’arte in maniera fisica e concettuale. Il visitatore, immergendosi nello spazio espositivo, può riflettere sulle varie applicazioni e sui diversi significati dell’aria, rappresentata dalla scultura, dal suono, dai libri, dalla fotografia.
L’opera sonora di William Furlong (UK) è basata sulle sue conversazioni con gli artisti tratte dalla mostra Intelligence che si è tenuta alla Tate Britain nel  2000. L’attenzione del lavoro è incentrata sulle voci umane piuttosto che sui contenuti delle conversazioni.

Londra trasferisce il museo all’aeroporto

Portare l’arte nei luoghi non deputati all’arte è una pratica talmente diffusa che oramai vedere installazioni, dipinti e video in giro per la città non stupisce più nessuno. Nell’ultima decade le opere d’arte sono regolarmente uscite dai consueti spazi delle gallerie per invadere magazzini, capannoni, snodi ferroviari ed aeroporti, nel tentativo di avvicinare i cittadini all’arte contemporanea o semplicemente per soddisfare i pruriti avanguardisti di sindaci, assessori e curatori.

In tempi recenti è lecito citare lo strano caso del GATE Termini Art Gallery, spazio espositivo allestito presso l’Ala Mazzoniana della Stazione Termini di Roma che nella passata amministrazione aveva ospitato una manciata di eventi tra cui Il Caravaggio della Regina dalle tenebre alla luce. Come lavorava Caravaggio, mostra del 2006 che ospitò la Vocazione dei santi Pietro e Andrea opera inedita del grande maestro. 

Il costume interiore di Enzo Cucchi

Giovedì 2 luglio, alle ore 19, verrà inaugurata nel Museo di Capodimonte, la mostra di Enzo Cucchi Costume interiore, promossa dagli Incontri Internazionali d’Arte, in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli.

Dopo la presentazione di Simm’nervusi, nel 1996, Enzo Cucchi torna a Capodimonte, invadendone il cortile con una installazione nella quale si condensa il suo universo simbolico ed onirico e la libertà di una ricerca artistica che ha contribuito a farne, fin dagli anni settanta, uno dei protagonisti più originali e visionari della Transavanguardia. “Quando l’opera di Enzo Cucchi (pittura, disegno, scultura) diventa architettura, come Costume interiore” – scrive Achille Bonito Oliva – “compete felicemente con la Torre di Babele e con l’omaggio di Tatlin alla Terza Internazionale, ingombrando con la sua altezza il cortile della Reggia”.

The Epic in the Everyday, videoarte dalla Cina

Dopo il grande successo ottenuto nel 2007 con la mostra Tracce nel Futuro, il PAN | Palazzo delle Arti Napoli rinnova la sua collaborazione con il Kaohsiung Museum of Fine Arts con una rassegna dedicata al mondo della videoarte e dei nuovi media:The Epic in the Everyday.

La mostra riunisce e presenta le opere di sette giovani artisti taiwanesi, che, attraverso l’utilizzo di un linguaggio semplice e arguto, esplorano le proprietà essenziali di video, film e animazione e, in primo luogo, la loro capacità di rappresentazione e il loro rapporto con tempo, spazio e immaginazione.

L’ attenzione si concentra su soggetti normali e momenti della vita quotidiana, trasformati in una composizione poetica sulla vita, per rappresentare con naturalezza ed abilità, gli intrecci della vita umana, inclusi aspetti quali il mistero, l’umorismo, la solitudine e la tristezza.

Jim Houser e i microcosmi narrativi

La galleria Patricia Armocida di Milano inaugura mercoledì 1 Luglio The Tip of the Sword, la prima mostra personale in italia di Jim Houser.

Nato a Philadelphia, membro fondatore del collettivo Space 1026, Jim Houser è affascinato dalla libera associazione di parole, scelte in base alle loro proprietà acustico-visive e accostate a un mondo popolato da figure curiose. L’artista crea microcosmi narrativi in cui lo spettatore dialoga attivamente e partecipa ad un racconto apparentemente complesso. Per l’occasione Jim Houser presenta 45 nuovi lavori, tele e dipinti su legno e cinque installazioni site specifics sia scultoree che murali.

Tania Bruguera alla Fondazione Merz di Torino

I’ll give you just enough to keep you from dying- Study for Endgame è il primo dei quattro appuntamenti di Meteorite in Giardino, una rassegna di arte visiva a cura di Maria Centonze. Il titolo dell’iniziativa prende spunto da un’opera di Mario Merz del 1976.

Lo spazio esterno della Fondazione, in particolare la “vasca”, che conteneva i sylos della ex centrale termica, ospiterà le installazioni che resteranno visibili fino alla domenica successiva a ogni evento.

Nelle vasche della Fondazione, Tania Bruguera creerà le condizioni necessarie per una comunicazione individuale e collettiva attraverso una selva di microfoni e amplificatori i cui cavi di collegamento costituiranno un vero e proprio tetto sotto il quale i visitatori potranno muoversi prendendo parte direttamente all’azione.

Le proteste in Iran si allargano al mondo dell’arte

In seguito alle utlime elezioni presidenziali dello scorso 13 Giugno 2009, vinte ufficialmente da Aḥmadinejād, ma sulla cui regolarità l’opposizione ha espresso forti dubbi, si è registrata una drammatica  rivolta  sociale in Iran che si è risolta in manifestazioni non autorizzate e scontri di piazza, con un numero indefinito di morti provocato da un intervento delle forze dell’ordine le quali con efferata violenza si sono abbattuto sulle masse.

Il mondo non è stato certamente a guardare è numerose iniziative di supporto sono spontaneamente apparse sia da parte della politica che dal sociale e dallo spettacolo. Anche l’arte contemporanea ha deciso ultimamente di focalizzare l’attenzione sul problema Iran. Il 26 giugno il Chelsea Art Museum di New York ha inaugurato una mostra dal titolo Iran Inside Out, manifestazione tesa ad esplorare il linguaggio artistico di 56 artisti provenienti dal paese islamico.  Contemporaneamente, dall’altra parte del globo anche la Asia House di Londra ospita nei suoi spazi espositivi la mostra Made In Iran una piccola collettiva con giovani artisti, tutti quanti provenienti dalla città di Tehran.

Twitter, Facebook e gli eventi artistici

Anche i musei come il resto del mondo si sono gettati nell’universo Twitter per tenere vivo il contatto e la comunicazione con gli appassionati d’arte di tutto il globo. Twitter è un servizio di social network e microblogging che fornisce agli utenti una pagina personale aggiornabile tramite messaggi di testo lunghi al massimo 140 caratteri. Gli aggiornamenti possono essere effettuati tramite il sito stesso, via SMS, con programmi di messaggistica istantanea ed e-mail.

Tali aggiornamenti sono mostrati istantaneamente nella pagina di profilo dell’utente e comunicati agli utenti che si sono registrati per riceverli. A guidare la classifica delle istituzioni museali con più contatti c’è il MoMa con 28,803 persone iscritte, una cifra ancora molto modesta se si pensa al fatto che il campione di basket Shaquille O’Neal detiene il primato con oltre 2.8 milioni di fans.

Addio a Michael Jackson, musa del pop

Nel corso degli ultimi anni le luci della ribalta hanno cominciato lentamente ad affievolirsi e la figura di Michael Jackson, consumato dalla sue stesse manie è di tanto in tanto comparsa sulle prime pagine dei quotidiani. Da diverso tempo il re del pop era chiamato in causa solo per le sue noie legali, per i mille processi legati ai suoi presunti abusi sui minori, per la sua scellerata e compulsiva fissazione legata al suo aspetto esteriore che lo aveva condotto a sottoporsi ad innumerevoli interventi estetici ed a cambiare il colore della pelle.

Dal 1988 al 2005 Jackson è vissuto nella follia del suo Neverland Ranch (successivamente venduto nel 2008 per la cifra di 35 milioni di dollari), in cui aveva fatto costruire un parco a tema e uno zoo per ragazzini poveri. Ultimamente Jacko si stava preparando per un tour mondiale nella speranza di risanare le sue martoriate finanze.

DigitalArt Los Angeles alla ricerca dei nuovi digital artists


Il L.A. Center for Digital Art di Los Angeles, California ha recentemente annunciato un importante call to artists internazionale dal titolo DigitalArt L.A. Il concorso si rivolge agli artisti che usano il mezzo digitale nel loro processo creativo.

I lavori che saranno selezionati dalla giuria dovranno necessariamente abbracciare una delle seguenti tecniche artistiche digitali e cioè: la fotografia digitale, il video sperimentale, il mobile media, l’interactive media e l’internet art. Le opere dei vincitori saranno il fulcro di una grande mostra alla LACDA gallery dal 13 agosto al 5 settembre 2009.

Kenneth Anger, il video artista maledetto al P.S.1

Se non avete mai visto dal vivo lo scandaloso video di Kenneth Anger dal titolo Scorpio Rising probabilmente è ora che lo facciate e quale miglior occasione della retrospettiva a lui dedicata dalla prestigiosa galleria P.S.1 di New York che mette in mostra anche altri capolavori del controverso artista statunitense.

Anger Cominciò a girare film all’età di 10 anni, ma i suoi primi film andarono quasi tutti distrutti. Il suo primo film ad avere una distribuzione fu Fireworks, girato a Los Angeles nel 1947, che attirò l’attenzione di Jean Cocteau, il quale lo invitò successivamente a recarsi a Parigi. Verso la fine degli anni sessanta lavorò con Mick Jagger dei Rolling Stones e con Bobby Beausoleil complice di Charles Manson, colpevole di omicidio di primo grado che partecipò al suo celeberrimo experimental movie del 1969 Invocation of my demon Brother la cui colonna sonora fu eseguita da Mick Jagger con un sintetizzatore Moog e fu poi completata con le musiche del film di Anger del 1970, Lucifer Rising .

La kodak dice addio alla Kodachrome

Abraham Zapruder usò una bobina di Kodachrome caricata nella sua cinepresa  8 millimetri per filmare una scena che nel corso della nostra vita tutti noi abbiamo visto almeno per una volta, l’assassinio del presidente John F. Kennedy.

Anche il famoso fotografo Steve McCurry usò un rullino Kodachrome per il suo ritratto di ragazza Afghana che oltre a guadagnarsi la copertina del National Geographic nel 1985 divenne celebre almeno quanto la foto del miliziano morente durante la guerra civile spagnola del 1936 scattata da Robert Capa.

E che dire delle centinaia di migliaia di artisti contemporanei e milioni di persone in tutto il mondo che hanno utilizzato il famoso rullino per immortalare sequenze artistiche o solamente fotogrammi di un viaggio di piacere. Oggi tutto questo si perderà con la velocità di uno scatto fotografico perchè la Eastman Kodak Co. ha da pochi giorni annunciato che la sua più famosa pellicola, la Kodachrome appunto, cesserà di essere prodotta a breve.

Iscrizioni aperte per il CECAC corso per curatori

La Provincia di Milano, la Fondazione Antonio Ratti di Como e la Commissione europea/Rappresentanza a Milano, in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand, promuovono la III edizione del Corso Europeo per Curatori di Arte Contemporanea (CECAC), che si terrà a Milano dall’1 al 10 ottobre 2009.

Il corso, a cura di Roberto Pinto e Gabi Scardi, coordinamento di Karen Tomatis, offre la possibilità a 20 giovani curatori, selezionati attraverso un bando di concorso e provenienti dai Paesi dell’Unione europea, di lavorare a fianco di un Visiting Professor di fama internazionale, quest’anno Ulrich Loock, vice direttore del Museu Serralves di Porto. Nell’Anno europeo della creatività e dell’innovazione il corso rappresenta inoltre un’occasione per attivare una rete di relazioni tra giovani operatori culturali di diversi paesi europei.