Roman Ondàk – Eclipse

Roman Ondák (Zilina, Slovacchia, 1966) è il protagonista dell’appuntamento di apertura d’anno alla Galleria Civica di Trento, con Eclipse, sua prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana. Nelle sue opere Roman Ondak, artista tra i più importanti nella scena artistica internazionale contemporanea – nel 2009 ha rappresentato la Repubblica Slovacca alla 53° Biennale di Venezia – spesso interroga e reinventa le logiche dell’architettura e del luogo espositivo, esplorandone limiti e potenzialità.

Lo spazio della mostra diventa quindi esso stesso un’opera d’arte totale, in equilibrio fra dentro e fuori, realtà e immaginazione. L’esposizione è stata pensata dall’artista come una possibile retrospettiva sulle diverse fasi del suo percorso, presenti una serie di lavori inediti e un nuovo progetto espressamente pensato per lo spazio della Fondazione. La mostra alla Fondazione Galleria Civica è parte di un più ampio progetto che include le due mostre personali tenutesi nel 2010 presso Villa Arson, Centre National d’Art Contemporain, Nizza, e Salzburger Kunstverein, Salisburgo. Tutte e tre le mostre rappresentano un’articolata riflessione retrospettiva sulle diverse fasi della pratica artistica di Ondák dalle prime opere degli anni ’90 a oggi.

Premio Maretti, il premio per gli over 35

La Fondazione Valerio Riva, in collaborazione con il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, é lieta di annunciare la selezione degli artisti che parteciperanno alla III edizione del Premio Maretti – Valerio Riva Memorial, che si terrà nelle sale espositive del Centro Pecci di Prato dal 12 marzo al 25 aprile del 2011.

Non è  inutile ricordare che il Premio Maretti – Valerio Riva Memorial è l’unico premio italiano dedicato ad artisti italiani dai trentacinque anni in su, e che vuole quindi invitare ad una riflessione sul lavoro di quegli artisti già presenti da qualche anno sulla scena, e con un lavoro già caratterizzato. Di fatto una scelta in controtendenza, verso un ormai discreto numero di premi nazionali orientati a valorizzare esclusivamente novità ed artisti emergenti.

Talks e dibattiti: l’arte di parlare a vanvera

Convegni, tavole rotonde, talks, dibattiti, forum e chi più ne ha più ne metta. Il mondo dell’arte contemporanea del tricolore è un florilegio di discussioni circa l’andamento del mercato, i metodi per fare sistema ed il miglior modo per supportare i giovani artisti. Queste interminabili e noiose oratorie spuntano come funghi all’interno di fiere, festival ed altre manifestazioni e solitamente sono presenziate da illustri curatori ed altri addetti del settore. Tutti sono pronti a dire la loro ed ognuno sembra esser in possesso del giusto antidoto per guarire il mercato o della formula esatta per far esplodere i talenti emergenti.

Il guaio è che nel nostro paese si parla troppo e si agisce troppo poco, queste manifestazioni si tramutano infatti in estenuanti tribune politiche o processi del lunedì che lasciano le cose invariate. Gli oratori però se ne tornano a casa gonfi d’orgoglio per aver aggiunto infrastrutture verbali ad una montagna di parole inutili, una montagna che non riesce a partorire nemmeno un topolino. Del resto a noi il dibattito da cineforum è sempre piaciuto e potremmo senza ombra di dubbio affermare che organizzare un meeting senza senso è una vera e propria arte, una performance insomma.

Subodh Gupta, L’India invade la Finlandia

La stagione primaverile dell’Hildén Sara Art Museum di Tampere (Finlandia) si apre con una mostra di Subodh Gupta (dal 12/2/2011 al 30/4/2011), la superstar dell’arte contemporanea indiana. Gupta è al momento una dei più importanti nomi dell’arte contemporanea internazionale ed è conosciuto per i suoi dipinti e installazioni che hanno a che fare con lo stile di vita indiano e la cultura contemporanea. L’arte di Subodh Gupta (nato nel 1964)  è essenzialmente legata alla tradizione indiana ed al cambiamento nella società. I suoi dipinti, sculture, installazioni e performance descrivono i cambiamenti sociali e culturali all’interno di un riconoscibile, ricco linguaggio visivo.

Gupta appartiene alla generazione di artisti indiani che studiano l’identità del loro paese a livello globale. I temi della crescita economica, del materialismo e dell’emigrazione sono espressi attraverso oggetti comuni. Scatole portapranzo in acciaio, pentole o biciclette riflettono, oltre che grande periodo di transizione indiano, anche la vita personale dell’artista ed i suoi ricordi.

Camorra! ed il direttore del CAM Antonio Manfredi chiede asilo in Germania

Una sbalorditiva notizia è rimbalzata nelle ultime ore sul sito della CBS News. Protagonista della vicenda è Antonio Manfredi, direttore del CAM, Contemporary Art Museum di Casoria, istituzione museale che negli ultimi tempi è stata bersaglio di alcuni atti illeciti portati a termine da ignoti malfattori. Ai microfoni dell’Agence France Presse, Manfredi avrebbe dichiarato di voler presto lasciare il museo e trasferirsi in Germania per proseguire il suo percorso di supporto alla giovane arte.

“Sto dicendo sul serio, se Angela Merkel mi offre asilo, sono pronto a fare i bagagli e trasferirmi in Germania con lo staff del museo e con l’intera collezione di 1.000 opere” ha dichiarato alla stampa il direttore. In parole povere Manfredi sarebbe pronto sin da subito a trasferire l’intero museo con tutte le opere accumulate durante la sua gestione iniziata nel 2005.

MACRO e MAXXI, quale programmazione per i gioielli romani?

Tagli alla cultura e ridimensionamenti. Come già anticipato in un nostro precedente articolo, il mondo istituzionale dell’arte contemporanea romana si appresta ad affrontare un duro periodo di vacche magre. Vediamo allora come stanno reagendo il MACRO ed il MAXXI, i due gioiellini della capitale, ai venti di tempesta già alle porte. Vi offriamo quindi le programmazioni che le due prestigiose istituzioni hanno intenzione di offrire al pubblico partendo da febbraio per arrivare alla prossima stagione estiva.

Ognuno di voi coglierà le proprie conclusioni. Noi di Globartmag, a fronte del grande successo di pubblico generato da passati eventi rivolti ai giovani, siamo certi che sia possibile organizzare ottime mostre di talenti emergenti anche con pochi fondi e che una project room tutta romana sarebbe un vero e proprio toccasana in questa fase di ristrettezze economiche. Comunque sia bando alle ciance e vediamo la lista degli mostre in programma.

Giovani artisti e ricerche intercambiabili

Molto tempo fa i protagonisti dell’arte contemporanea erano artisti equipaggiati di una vasta cultura, di visionarietà e gusto. Andando in giro per mostre era facile notare come ogni artista fosse dotato di un suo stile ben definito proveniente da una ricerca unica, non stiamo parlando di riconoscibilità ma di un’estetica e di una valenza filosofica mai fini a se stesse e soprattutto diverse, dissimili fra loro pur se provenienti da eguali correnti.

I protagonisti della Land Art o del Minimalismo ad esempio, perseguivano gli stessi intenti ma le variegate sperimentazioni e tecniche portavano ogni artista su binari ben diversi da quelli percorsi dai suoi illustri colleghi. Oggigiorno trovare simili differenze tra le nuove leve dell’arte diviene sempre più difficile, specialmente quando si parla di installazioni. Le parabole estetiche sono sempre più incrociate e tra found objects e materiali edili è sempre più difficile capire chi ha fatto cosa.

Jean Dubuffet e l’Italia

Dal 12 febbraio al 15 maggio 2011 al Lu.C.C.A. si terrà la mostra Jean Dubuffet e l’Italia, a cura di Stefano Cecchetto e Maurizio Vanni e realizzata in collaborazione con la Fondazione Dubuffet. Una mostra composta da oltre 60 opere, per buona parte inedite, che riporta Dubuffet in Italia a distanza di un decennio e che propone una lettura proprio dei legami dell’artista con il nostro paese.

Irriverente, anticonvenzionale, irritante, geniale, debordante e assolutamente libero da ogni schema possibile: queste le caratteristiche di un artista che ha sovvertito le sorti dell’arte del Novecento. Per Dubuffet l’arte culturale dei musei e delle gallerie non esisteva: il vero artista avrebbe dovuto rompere con ogni cosa conosciuta, distruggere la superficialità dell’ordinario, togliere la maschera dell’uomo sociale e civilizzato per far esprimere l’individuo selvaggio e puro che ognuno ha dentro di sé.

La Russia vieta i prestiti di opere d’arte agli U.S.A.

Strano periodo per l’arte internazionale, sembra quasi che censura e ritorsioni siano divenute pratiche così condivise che i gesti di chiusura spuntano un poco come i funghi da ogni parte del globo. Abbiamo seguito le vicende dello Smithsonian National Portrait Gallery di Washington DC e l’insensata rimozione del video A Fire In My Belly di David Wojnarowicz, in seguito siamo passati alla cancellazione del murale dello street artist Blu, operata da Jeffrey Deitch direttore del MOCA di Los Angeles. Per ultima in ordine di tempo la strana vicenda subita dalla galleria Furini Arte Contemporanea di Roma che si è vista censurare un’opera di Marlon de Azambuja dai vertici di ArteFiera Bologna.

In questi giorni a questa lista nera internazionale si è aggiunta un’altra spiacevole manovra presa dalla Russia nei confronti degli Stati Uniti. La disputa è iniziata quando gli USA hanno chiesto indietro una raccolta di 12.000 libri e 50.000 testi ebraici appartenenti al movimento Chabad Lubavitch. L’organizzazione Chabad di stanza a Brooklyn ha quindi chiesto la restituzione dei testi, vincendo una causa negli states.

Anti/Form, una mostra sulle trasformazioni della scultura al Kunsthaus Graz

Il termine “anti-form” nel 1960 rappresentava l’abbandono del concetto tradizionale di arte e scultura. Ciò si è trasformato in una sfida radicale che ha aperto le porte a nuovi mondi estetici, una tenzone che ha generato negli anni 1980 e 1990  una nuova ondata di sculture la cui influenza è percepibile ancora oggi. La mostra Anti/Form, al Kunsthaus Graz am Landesmuseum Joanneum di Graz (dal 4 febbraio al 15 maggio 2011), illustra per mezzo di esempi significativi provenienti dalla collezione MUMOK a Vienna, il modo in cui il concetto di scultura è stato sviluppato e ridefinito.

Opere di artisti completamente differenti da diversi decenni mostrano come un gesto radicale è divenuto un nuovo paradigma, con un linguaggio proprio. Quello che inizialmente è stato etichettato come scandaloso all’interno del manifesto dell’Anti-Form di Robert Morris ed all’interno della mostra di Harald Szeemann, When Attitudes Become Form  è oggi un fondamento importante per l’intera arte internazionale.

L’arte è sempre più virtuale?

In meno di un mese il mondo dell’arte ha assistito a due vere e proprie rivoluzioni. Forse prese singolarmente a molti sono sembrate due chicche senz’altro innovative ma pur sempre delle trovate. Ed invece queste due nuove piattaforme internazionali possono esser viste all’interno di un scenario ben più articolato che innegabilmente trasformerà il nostro modo di fruire l’arte. Tutto è iniziato con la Vip Art Fair, la prima fiera dell’arte contemporanea completamente online.

Certo questa nuova manifestazione di mercato ha dovuto fare i conti con dei problemi tecnici riguardanti la velocità di connessione ma tutto è stato causato dall’estremo interesse del pubblico in questa nuova alternativa alla comune fiera d’arte. alla VIP qualcuno ha venduto bene come David Zwirner che ha piazzato la scultura Mary Magdalene (Infinity)di Chris Ofili per 375,000 dollari, mentre altri come Lehmann Maupin Gallery non hanno combinato granchè a causa della lentezza della connessione ed hanno chiesto un parziale rimborso agli organizzatori. I vertici della VIP parlano comunque di 6 milioni di accessi alle opere in fiera.

I musei di tutto il mondo? li vedi su Google Art Project!

Ve ne sarete sicuramente accorti oggi passando per Google ma nel caso vi fosse sfuggita ci siamo noi qui a illustrarvi la nuova piattaforma offerta da uno dei più importanti colossi di internet. Google ha infatti lanciato il Google Art Project, un’importante joint venture con i più grandi e celebri musei del mondo.

All’interno di questo nuovo sito avrete l’opportunità di visitare prestigiose istituzioni come il Tate Britain di Londra, il Metropolitan Museum of Art di New York, gli Uffizi di Firenze, il Museo Reina Sofia di Madrid e tanto altro ancora. Il bello è che entrando virtualmente in ogni museo si ha la possibilità di esplorarlo a 360 gradi un poco come se si trattasse di uno Street view dell’arte.

Affrettati, anche tu puoi essere in Biennale!

You too can be in the Biennale, anche tu poi essere in Biennale. Con questo (non volutamente) ironico titolo The Art Newspaper fotografa in pieno lo spirito della prossima Biennale di Venezia 2011 al paragrafo Vittorio Sgarbi. Lo stimato magazine d’arte parla di 1.200 artisti in totale di cui circa 200 saranno presenti all’interno del Padiglione Italia. Sempre secondo The Art Newspaper,  il Vittorione Nazionale® mira ad inserire all’interno della manifestazione tutti gli artisti attivi nell’ultima decade, con un particolare accento su coloro i quali sono stati dimenticati o comunque poco conosciuti.

Certo è che se in Italia si volessero selezionare 1.200 grandi artisti da inserire all’interno della manifestazione bisognerebbe chiamare a raccolta l’intera storia dell’arte nazionale, partendo dal medioevo. Ironie a parte, il rischio di riempire Venezia con opere create dal dopolavoro degli impiegati delle poste e così facendo demolire definitivamente l’intera scena nostrana è alto. Charles Saatchi ha preteso di trasformare la Gran Bretagna nella patria dell’arte immettendo di colpo una miriade di nuovi nomi, gli effetti delle sue azioni sono sotto gli occhi di tutti e il Vittorione Nazionale® rischia di bissare.

Un museo da tenere sul comodino

Sarà la svolta del XXI secolo o verrà presto dimenticato? Certo è che la trovata di Domenico Quaranta, ormai noto curatore nell’ambito della new media art, ha del sorprendente. L’operazione consiste sostanzialmente nell’istituire un museo portatile, MINI Museum of XXI Century Arts, che altro non è che una cornice digitale fotografica acquistata su eBay e dotata di pen drive per l’inserimento dei dati.

Il contenitore, concepito come spazio espositivo istituzionale, è accessibile a chiunque voglia farne domanda e si prefigge attraverso un costante aggiornamento da parte dell’artista, di documentare le varie esperienze espositive. L’artista può caricare opere entro i limiti stabiliti dal formato o anche di più grandi dimensioni, in tal caso consapevole del fatto che l’opera, divenuta di proprietà del museo, potrà essere visualizzata solo in caso di prestito ad altre istituzioni.