Meschac Gaba e Tania Bruguera al filatoio di Caraglio

Il 27 giugno 2010, dalle 16.00 alle 20.00 si terrà al Filatoio di Caraglio (Cn) l’anteprima della nuova programmazione del CeSAC sotto la direzione artistica di a.titolo, nell’ambito del programma Giorno per Giorno, un mese d’arte contemporanea in Piemonte, iniziativa promossa da Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT nell’ambito di Contemporary Art Torino Piemonte e coordinata da Artissima.

In questa occasione il CeSAC presenta una selezione delle Perruques-architecture di Meschac Gaba e una grande installazione di Tania Bruguera, Poetic Justice, due opere che affrontano in un’ottica postcoloniale i temi dell’identità, del lavoro e della cultura materiale, in dialogo con il genius loci del Filatoio di Caraglio, la piu’ antica -fabbrica da seta- d’Europa.

Con David Lynch e Marilyn Manson la Kunsthalle di Vienna si tinge di nero

La Kunsthalle di Vienna si prepara ad accogliere una delle mostre più bizarre ed affascinanti della stagione. Si tratta di una doppia personale dal sapore gotico ed oscuro dove saranno esposti allucinati ed allucinanti lavori della pop star Marilyn Manson e del grande regista David Lynch. I due celebri personaggi non sono nuovi nel mondo dell’arte contemporanea visto che tutti e due coltivano da numerosi anni l’interesse per la pittura e la fotografia.

Manson e Lynch sono inoltre accomunati da una reciproca stima ed il cantante ha persino partecipato al Thriller psicologico Lost Highway – Strade Perdute (in quel film Manson interpretava una porno star), uscito nell’ormai lontano 1997 e salutato come uno dei più intricati e meravigliosi film del regista. Genealogies of Pain (genealogie del dolore) è il titolo di questo incredibile evento che si aprirà il prossimo 30 giugno e sarà visibile sino al 12 luglio 2010. Alla mostra il mefistofelico Manson presenterà i suoi dipinti a tinte forti che in prevalenza raffigurano volti avvinti dalla disperazione, dallo smarrimento o dal dolore.

Quelle foto di Muybridge non sono di Muybridge

La Corcoran Gallery of Art di Washington, DC ospita in questi giorni una vasta retrospettiva dedicate al genio fotografico di Eadweard Muybridge curata da Phillip Brookman. A dirla tutta la mostra ha segnato il record di prima grande survey dedicata la mitico fotografo. Per chi non lo conoscesse, Eadweard Muybridge (Kingston upon Thames, 9 aprile 1830 – Kingston upon Thames, 8 maggio 1904) è stato un pioniere della fotografia del movimento.Nel 1872 l’uomo d’affari Leland Stanford chiese a Muybridge di confermare una sua ipotesi, ovvero che durante il galoppo di un cavallo esiste un istante in cui tutte le zampe sono sollevate da terra.

Nel 1878, Muybridge fotografò con successo un cavallo in corsa utilizzando 24 fotocamere, sistemate parallelamente lungo il tracciato. Ogni singola macchina veniva azionata da un filo colpito dagli zoccoli del cavallo. La sequenza di fotografie chiamate The Horse in motion mostrò come gli zoccoli si sollevassero dal terreno contemporaneamente, ma non nella posizione di completa estensione, come era comunemente raffigurato. Muybridge utilizzò inoltre la tecnica della cronofotografia per studiare il movimento degli animali e delle persone.

Video d’artista alla Biennale di Carrara

Il Castello Malaspina di Fosdinovo parteciperà, in collaborazione con La Marrana arteambientale, agli eventi paralleli della XIV Biennale Internazionale di Scultura di Carrara con Dare arte al luogo: video d’artista. Dal 25 di giugno fino al 12 settembre, nel Battistero della Cattedrale di Carrara, saranno proiettati tre video: Introduction to a distant world di Alfredo Jaar, Nashi di Flavio Favelli e Gianluca Mattei e Temporale di Emanuele Becheri. Introduction to a Distant World (1985) dell’artista cileno Alfredo Jaar, e’ girato nelle miniere d’oro dell’Amazzonia in Brasile. Il video contrappone il valore dell’azione quotidiana di chi lavora (evidenziato, nel caso in oggetto, dagli uomini che faticano nel portare alla superficie le rocce aurifere) alle quotazioni dell’oro nelle principali Borse valori del mondo.

Nashi di Flavio Favelli e Gianluca Mattei (2007), ambientato in una cava di marmo di Carrara, mostra un uomo che cammina con una sedia pieghevole, sulla montagna bianca. Pensa alle sue cose, fra i sentieri di pietraie e le ruspe. L’unico ristoro in una giornata tersa e polverosa e’ una pera, una pera nashi succosa e dissetante.

Daphne Todd vince il Bp award con il ritratto di sua madre morta


Ed alla fine Daphne Todd con il suo chiacchieratissimo dipinto è riuscita a spuntarla su tutti, guadagnandosi l’ambito premio britannico BP Portrait prize, concorso riservato esclusivamente al ritratto in pittura. Come già ampiamente descritto in un nostro precedente articolo, Daphne Todd aveva partecipato con un ritratto di sua madre centenaria sul letto di morte. In realtà la povera donna era già morta ma l’artista a continuato a ritrarla grazie ad un accordo con l’agenzia mortuaria, che le ha permesso di continuare a dipingere anche nei giorni successivi al decesso, all’interno della camera ardente.

Il dipinto dal titolo Last Portrait of Mother (traducibile in italiano come l’ultimo ritratto di mamma) si è quindi aggiudicato le 25.000 sterline del primo premio. La decisione è stata presa dalla dirigenza della National Portrait Gallery ed il premio è stato assegnato la scorsa notte tra mille proteste, solo che non si è trattato di contestazioni al vincitore ma allo sponsor del premio.

Rivane Neuenschwander tra spionaggio e desideri al New Museum di New York

Proprio ieri il New Museum di New York ha presentato al pubblico la mostra personale di Rivane Neuenschwander, caleidoscopica artista brasiliana che rimarrà ospite all’interno degli spazi fino al prossimo 19 settembre 2010 con l’evento dal titolo A Day Like Any Other. Giusto lo scorso venerdì, l’artista si trovava all’interno delle sale a ginocchioni sul pavimento, intenta a tagliuzzare il rivestimento del suolo alla ricerca di microfoni nascosti. Le classiche “cimici” erano state piazzate in locations a lei ignote dagli addetti alla sicurezza.

Fa tutto parte della mia installazione intitolata The Conversation ispirata all’omonimo film di Francis Ford Coppola del 1974. Come ben ricorderete, in quel film Gene Hackman distrugge un intero appartamento alla ricerca di microfoni spia.” Ha dichiarato con piglio divertito l’artista. Rivane Neuenschwander incentra abitualmente le sue opere sulla paranoia ma anche sul gioco, specialmente su quel genere di giochi che coinvolgono anche il pubblico in maniera partecipativa. La presente performance finirà solamente quando l’artista avrà trovato tutti i microfoni presenti all’interno dello spazio espositivo che saranno poi rimpiazzati con speakers che emetteranno i suoni prodotti dall’incessante ricerca dell’artista (che ha completamente distrutto lo spazio). 

Non aprite quella porta all’Istituto Svizzero di Roma


Gli artists in residence dell’Istituto Svizzero di Roma nella stagione 2009-2010 (Hadrien Dussoix, Gian Michelle Grob, Angela Marzullo, Esteban Page’s) hanno trascorso nove mesi a Roma. Con la mostra Don’t Open that Door prevista per giovedi’ 24 giugno 2010, ore 18.30, si chiude il loro periodo di residenza presso l’ISR.

Hadrien Dussoix
Allievo di Peter Roesch presso l’Ecole supe’rieure des Beaux-Arts de Gene’ve, Hadrien Dussoix lavora con la pittura, il disegno e la scultura. Il suo lavoro si compone di elementi che provengono dalla cultura pop e underground, dal mondo dei fumetti e dei graffiti. Brani tratti dalle canzoni dei Talking Heads, di John Cage, immagini e frasi estrapolati da pubblicità, cinema, libri e riviste compongono i titoli di alcune delle sue opere o appaiono su alcuni dipinti come Fall Fast Fall Free o Beyond Good & Evil (2010), rielaborati secondo uno stile tipicamente street art.

Gian Michelle Grob
Michelle Grob ha studiato alla Hochschule Luzern Design & Kunst. L’artista, che ha adottato lo pseudonimo di Gian Michelle, si definisce una -massaia- quando parla del suo lavoro. Le sue installazioni, le sculture, le azioni e i video derivano da contesti domestici, che diventano i set per i video su cornice digitale o l’ispirazione per una rielaborazione in chiave ironica di ossessioni e manie legate alla vita di tutti i giorni. L’installazione Balls (2008) e’ composta da 38 ritratti, uno per ciascuno dei giocatori della nazionale ufficiale di calcio svizzera, ed e’ stata realizzata in lana, lavorata a maglia.

Sempre più lontano il Mac di Milano mentre a Venezia Sgarbi sogna un museo d’arte contemporanea

Come molti di voi ben sapranno l’Assessore alla Cultura della città di Milano Massimiliano Finazzer Flory ha da poco presentato (circa due mesi fa) il Mac, progetto faraonico per un nuovo polo dell’arte contemporanea che presumibilmente dovrebbe vedere la luce nel 2013. La zona prescelta per la costruzione dell’edificio è l’area Citylife e l’archistar che presumibilmente si occuperà del suo sviluppo è Daniel Libeskind.

Il Mac è un progetto molto ambizioso che dovrebbe costare circa 40 milioni di euro ma alcune voci di corridoio avrebbero confermato l’esistenza di alcuni intoppi. Ad esempio i presunti 11mila metri quadri di estensione della struttura si sono misteriosamente ridotti a meno di 7mila e pensare che si era parlato di marmi, piscine ed orti botanici, strutture forse un poco troppo fuori budget vista la crisi economica imperante. Nei giorni scorsi è inoltre arrivato un ulteriore no ad un progetto proposto da Finazzer Flory a testimonianza delle non molto propositive intenzioni del resto della giunta comunale.

Jake e Dinos Chapman al Museo Pino Pascali

Al Museo Pino Pascali a Polignano, la prima mostra personale in assoluto in Italia in uno spazio istituzionale dei Chapman Brothers vincitori del Premio Pino Pascali 2010. Gli artisti esporranno opere storiche degli anni ’90: le famosissime e inquietanti sculture delle bambine-siamesi della serie ‘Mannequins’. I due creeranno un ambiente site-specific di forte impatto emotivo. In mostra ci saranno anche le ultime sculture ‘africane’ del ciclo ‘Shamanov Sculptures’ ed altre in bronzo.

I fratelli Chapman, Jake (1966) e Dinos (1962), appartengono alla Young British Art: la generazione di artisti inglesi lanciata a livello planetario con la celebre mostra SENSATION del 1997 alla Royal Academy of Arts di Londra. Dopo quell’evento il loro successo è stato inarrestabile. Si sono susseguite mostre nei principali musei del mondo, dalla Tate Britain di Londra al PS1 di New York e partecipazioni alle Biennali di Venezia, Sidney ecc. In Italia, la loro installazione Fucking Hell (2008) è esposta al Palazzo Grassi di Venezia nella collezione di Francois Pinault.

Ragnar Kjartansson – Me and My Mother

EX3, Centro per l’arte contemporanea di Firenze inaugura giovedì 1 luglio 2010 la personale di Ragnar Kjartansson (Reykjavík, Islanda 1976), artista e performer poliedrico, il cui lavoro coinvolge molteplici mezzi espressivi: il video, la scultura, la musica, il disegno, la pittura alla cui origine si trova sempre l’aspetto performativo.

Le sue opere si distinguono per la compresenza di sentimenti contrastanti: tristezza e felicità, orrore e bellezza, dramma e humor. Dotato di una straordinaria capacità di coinvolgimento emotivo, Kjartansson, dà vita a complesse e, allo stesso tempo, rudimentali mise en scène, tese a fare coincidere, sulla scia dell’esperienza romantica, arte e vita alla ricerca “di una soluzione artistica all’enigma dell’esistenza”.

Le cose non dette riempiono il vuoto di una forma riflessa.*

Più di 40 schermi di differenti dimensioni, 25 opere video dalla collezione Sandretto Re Rebaudengo, 10 giovani artisti italiani coinvolti in un’opera unica, 2 istituzioni che collaborano, 1 chiesa a quattro braccia con l’ottagono centrale sormontato da una cupola.

Il complesso milanese di S. Michele ai Nuovi Sepolcri è circondato dal ritmo armonioso del porticato a pianta curvilinea, la vegetazione del giardino interno è verde brillante, ci passerei volentieri un pomeriggio d’estate a lasciar passare il tempo, ma oggi lascerò che il tempo non passi dentro quelle mura. In un’epoca in cui guardando una tela di Pollock qualcuno riesce ancora a dire:”Potrei farlo anch’io”, è un atto di coraggio proporre, come amministrazione pubblica, una mostra di soli video. E se non bastasse questo, il colpo di grazia lo da il tema: You-We, cioè noi e voi, l’altro, la multiculturalità, il dialogo con l’oriente. Mi piace quando le iniziative culturali mi sbattono in faccia tutta la mia limitatezza.

It’s not only Rock’n’Roll, Baby!

La Triennale di Milano presenta la mostra It’s not only Rock’n’Roll, Baby! che sarà aperta in Triennale Bovisa dal 24 giugno al 26 settembre 2010. Guardando al rock e all’arte da un punto di vista inedito, la mostra narra la storia di quei musicisti rock che si sono espressi anche attraverso le arti visive.

Si tratta di una collettiva in cui si espongono opere create da dodici artisti alcuni dei quali icone sulla scena rock internazionale: Alan Vega, Andy, Antony (Antony and the Johnsons), Bianca Casady (CocoRosie), Chicks on Speed, Devendra Banhart, Fischerspooner, Kyle Field, Patti Smith, Pete Doherty, The Kills, Herman Dune.

Kirigami, l’arte di scolpire la carta

L’arte dell’intagliare la carta non è certo un’invenzione del contemporaneo, anche se va detto che numerosi giovani artisti sono dei veri e propri maestri nel creare meravigliose opere da semplici fogli o pagine di libro. Gli antichi intagliatori orientali erano comunque dei veri funamboli, la loro scienza si chiamava Kirigami, ovvero l’arte di intagliare e piegare la carta per ottenere forme tridimensionali a partire da un unico foglio, senza asportare pezzi.

La tecnica consente all’artista di enfatizzare la presentazione visuale dell’opera salvaguardando la semplicità e la pulizia delle linee. Il kirigami viene solitamente realizzato eseguendo dapprima tutti i tagli necessari, ottenendo in questo modo una base che viene quindi piegata e appiattita per ottenere il modello. I modelli sono solitamente simmetrici e possono rappresentare modelli geometrici, figurativi e strutture architettoniche. I vari soggetti prendono forma con l’apertura del foglio.

C’è una sfida in corso, ma non conosciamo i contendenti

Giorni fa non si faceva altro che parlare di Roma “la nuova capitale del contemporaneo”. Poi la curiosità è scemata e mi è rimasta in punta di labbra la domanda: ma la vecchia capitale qual’era? Io auguro il meglio a Roma, ai nuovi musei romani e spero di cuore che trovino la formula giusta per funzionare, dialogare, emozionare, eccetera eccetera. Il problema è che io vivo a Milano, la città che dovrebbe essere l’altro polo del contemporaneo (o almeno così ho sempre sentito dire), quella più lanciata nel futuro e nella globalizzazione, no? Ebbene, io sono un po’ preoccupata per la mia città.

In un bel pomeriggio assolato ho voluto toccare con mano l’offerta cittadina, ormai sono poche le gallerie private che aprono nel fine settimana, quindi per un sabato alternativo devo affidarmi a Massimiliano Finazzer Flory, il nostro Assessore alla Cultura. Volendo si potrebbe semplicemente fare del sano shopping, in fondo Milano è pur sempre la città della moda, ma non ve lo consiglio, soprattutto ora che son finite le scuole.