Il Moma celebra Gabriel Orozco, genio dell’inaspettato

 16 anni sono passati da quando il MoMa ha presentato l’innovativa creatività dell’artista concettuale Gabriel Orozco al grande pubblico. Con la sua natura ironica e lirica l’artista si oppose alla natura monumentale dei trend artistici degli anni ’80 mediante una ridefinizione del concetto di bellezza e focalizzando l’attenzione su dettagli inaspettati, memorie quotidiane ed esperienze personali.  In questi giorni (precisamente dal 13 dicembre 2009 al 1 marzo 2010) la celebre istituzione museale newyorchese ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva al genio dell’artista messicano classe 1962 intitolandola semplicemente Gabriel Orozco.

All’interno della mostra sarà possibile ammirare una vasta collezione di opere dell’artista, alcune delle quali sono divenute estremamente popolari tra gli appassionati d’arte di tutto il globo. Pezzo forte della mostra è la scultura intitolata La DS del 1993, un’automobile della citroen (una ds per l’appunto) chirurgicamente ridotta di tre terzi. La mostra presenta anche un’altra celebre opera di Orozco, si tratta di Black Kites del 1997, costituita da un teschio umano coperto da una griglia di grafite. Gran parte delle opere sono in mostra per la prima volta a New York e offrono una vasta prospettiva del lavoro dell’artista dai piccoli oggetti, sino ai dipinti ed ai lavori su carta.

Metti un giorno a colazione da Ai Weiwei

 Uno degli artisti più celebri e controversi del momento ha deciso di trasformare il Mies van der Rohe Pavilion di Barcellona in una gigantesca tazza di caffellatte. L’istituzione museale aveva infatti deciso di ospitare alcuni artisti capaci di compiere un intervento atto a riflettere sull’uso degli edifici e sulla nostra visione degli stessi come spazi inalterabili.  La scelta è ricaduta sul cinese Ai Weiwei che ovviamente non ha potuto che confermare la sua fama di artista eccentrico e visionario. L’artista ha infatti riempito le due famose piscine del museo (una posta all’esterno ed una posta all’interno) rispettivamente con latte e caffè.

Ai WeiWei ha così spiegato questa insolita scelta:”il mio intervento esplora il metabolismo di una macchina vivente, l’edificio non è completamente statico: il contenuto delle due piscine viene infatti continuamente sostituito ma i visitatori non possono notarlo, il movimento è impercettibile. Controllare il livello di latte e caffè all’interno delle piscine sarà come tenere in vita un corpo in uno sforzo contro aria e luce”. Le piscine sono state riempite con 65 tonnellate di latte e 15 tonnellate di caffè che saranno tenute all’aria aperta.  L’intervento fa parte di una serie di installazioni che artisti ed architetti provenienti da ogni parte del mondo hanno creato e creeranno all’interno dello spazio museale.

Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine

Dal 20 febbraio al 25 aprile 2010, al CCCS (Centro di Cultura Contemporanea Strozzina), Palazzo Strozzi di Firenze si terrà la mostra GERHARD RICHTER E LA DISSOLVENZA DELL’IMMAGINE NELL’ARTE CONTEMPORANEA, ideata da Franziska Nori, project director CCCS, e da Hubertus Gassner, direttore della Kunsthalle di Amburgo.

L’esposizione presenterà 11 opere di Gerhard Richter (Germania, 1932), uno dei più importanti artisti della seconda metà del Novecento, che dialogheranno con quelle di sette artisti contemporanei (Lorenzo Banci, Marc Breslin, Anthony Gormley, Roger Hiorns, Scott Short, Wolfgang Tillmans, Xie Nanxing) legati allo stesso Richter da una profonda sfiducia nei confronti dell’immagine come veicolo di verità.

Il tema dell’esposizione è la dissoluzione dell’immagine, e si pone come ideale continuazione della mostra attualmente in corso al CCCS, dal titolo Realtà Manipolate (fino al 17 gennaio 2010), che esplora la relazione esistente tra la realtà e la sua rappresentazione mediante la fotografia e il video. Gerhard Richter, uno dei più conosciuti e richiesti artisti viventi, ha fatto di questo concetto uno dei paradigmi del suo lavoro e ha posto le fondamenta per quello degli artisti della nuova generazione.

Il Moma dedica una retrospettiva a Frederick Wiseman, maestro del cinema verità

Il Moma di New York si prepara ad ospitare una grande retrospettiva dedicata al mitico regista Frederick Wiseman. L’istituzione museale ha concluso l’acquisizione di ben 36 copie di alcuni film del regista americano e li presenterà al pubblico dal 20 gennaio 2010 fino al successivo 31 Dicembre 2010.

La retrospettiva si aprirà con la proiezione del film Basic Training (1971) seguita da una conversazione onstage. La mostra continuerà con altri cavalli di battaglia di Wiseman come Titicut Follies (1967) fino ad arrivare a progetti più recenti come La Danse—The Paris Opera Ballet (2009) ed il nuovissimo Boxing Gym (2010). Per più di quarant’anni Wiseman ha usato una cinepresa leggera a 16 millimetri ed un equipaggiamento sonoro portatile per studiare il comportamento umano, le sue contraddizioni e le manifestazioni imprevedibili.

La critica americana premia la crema dell’arte del 2009

Siamo ormai prossimi alla fine dell’anno ed allora è tempo di bilanci e di pagelle. La The International Association of Art Critics (AICA) di New York ha infatti dichiarato i vincitori della 26esima edizione dell’Annual Award, premio indetto dalla celebre associazione di critici d’arte che solitamente promuove le migliori mostre ed i più blasonati artisti dell’anno. Vi forniamo qui di seguito la lista completa dei vincitori di alcune delle più importanti categorie:

Miglior mostra monografica in un museo degli Stati Uniti
William Kentridge: Five Themes organizzata dal Norton Museum of Art e dal San Francisco Museum of Modern art, curata da Mark Rosenthal.

Miglior mostra tematica in un museo degli Stati Uniti
Art of Two Germanys/Cold War Cultures, organizzato dal Los Angeles County Museum of Art, Los Angeles, CA, curatori: Stephanie Barron e Dr. Eckhart Gillen

Miglior mostra monografica in un museo di  New York City
Francis Bacon: A Centenary Retrospective, organizzata dal Metropolitan Museum of Art, New York e dalla Tate di Londra, in collaborazione con il Museo Nacional del Prado, Madrid, curatori: Gary Tinterow assistito da Anne L. Strauss e Ian Alteveer.

Calatrava showman e la cera rossa di Anish Kapoor

Centinaia di tonnellate di acciaio e piloni immensi costruiti in una fabbrica di Rotterdam, queste sono le caratteristiche del nuovo ponte di Dublino dedicato al genio di Samuel Beckett. L’enorme costruzione è la nuova opera del celebre archistar Santiago Calatrava che di ponti (e di polemiche) ne ha fatti già una bella scorpacciata. La stravagante struttura è giunta da Rotterdam in barca ed è stata successivamente assemblata nella città irlandese, certo la bizzarra situazione ben si adatta alle surreale anima del teatro di Beckett. Questo è il secondo ponte di Calatrava a Dublino, il primo del 2003 fu dedicato a James Joyce.

Il Beckett Bridge è tecnicamente interessante. La sua struttura è agganciata tramite cavi a dei piloni di 40 metri e possiede ben due corsie per il traffico stradale, un apparato idraulico permette al ponte di ruotare di 90° orizzontalmente per permettere il passaggio di eventuali imbarcazioni. Per quanto riguarda l’aspetto estetico Calatrava si è ispirato all’arpa celtica peccato che alcuni giornali locali hanno definito l’architetto uno showman piuttosto che un grande designer.

La riscossa delle donne alla Whitney Biennial

Proprio nell’anno delle celebrazioni per i 20 anni dalla caduta del muro di Berlino, un’altra barriera sociale sembra essere crollata nel mondo dell’arte contemporanea. Scrutando attentamente la lista dei 55 artisti partecipanti alla 2010 Whitney Biennial è facile notare che il 52% è rappresentato da esponenti del sesso femminile.

Insomma sembra che qualcosa si stia muovendo a favore del gentil sesso e per quanto ci riguarda la cosa non può che farci piacere visto la potenza creativa di cui sono dotate le temibili ragazze dell’arte. La presenza di artisti donne è aumentata esponenzialmente nel corso delle ultime edizioni della grande manifestazione, nel 2000 la Whitney Biennial era infatti composta dal 36% di artisti donne mentre nel 2008 le quotazioni erano salite al 40%. Jerry Saltz ha ultimamente intervistato Francesco Bonami,  il curatore della manifestazione, chiedendo il perché di questa super presenza delle donne alla manifestazione: “Io ed il co-curatore Gary Carrion-Murayari non siamo andati alla ricerca di artisti donne perché la loro bravura era davanti ai nostri occhi, è stata una selezione naturale e non un’intenzione. Pensare alla Biennial in questi termini è altamente fuorviante”.

Curate This!

Curate This! 2010, la serie di mostre create da Bridge for Emerging Contemporary Art (BECA) ha deciso di trasformarsi in un evento globale. Invece di soffermarsi, come in passato, sul tessuto urbano di un’unica città, Curate This! si espanderà dal 1 luglio 2010 al 31 dicembre 2010 su varie metropoli di tutto il pianeta. Attraverso l’organizzazione di mostre di giovani ed emergenti artisti di tutto il mondo la BECA foundation si pone l’obiettivo di promuovere le nuove idee e le diverse visioni creative in molteplici location sparse per il globo.

Il titolo Curate This! riflette la volontà di allontanarsi dai grandi eventi tipicamente curati da un singolo curatore, avvicinandosi ad una mostra i cui relativi eventi sono curati dal pubblico e da curatori indipendenti. La prima edizione delle manifestazione si è svolta nei primi mesi del 2008 e Melissa Roberts assieme a Kurt Schlough hanno dato inizio alla diffusione dell’esperimento con notevoli benefici per il largo numero dei creativi partecipanti. L’edizione 2010 sarà invece supervisionata da Helen Pheby, curatore dello Yorkshire Sculpture Park e da Ellen Luton, curatore di design contemporaneo al Cooper-Hewitt, National Design Museum.

Art Video Lounge – Video Arte Italiana in Pescheria

 Il Centro Arti Visive Pescheria presenta una rassegna dedicata alla videoarte, che riunisce le opere video dei più interessanti artisti italiani delle ultime generazioni che si sono cimentati con questo linguaggio espressivo in maniera sempre sorprendente. La selezione tocca i diversi aspetti della videoarte, dai tableaux vivants di Vanessa Beecroft alla vita nelle periferie urbane di Botto & Bruno, alle sofisticate danze acquatiche riprese da Elisa Sighicelli. E poi Elisabetta Benassi, Eva Marisaldi, ZimmerFrei, Rä di Martino, Riccardo Previdi, Paolo Chiasera e Domenico Mangano.  La rassegna verrà presentata da Ludovico Pratesi il 16 dicembre alle ore 19.00, e nell’occasione verranno trasmessi i lavori di Rä di Martino, Elisabetta Benassi e Botto & Bruno. Ecco il programma della manifestazione:

16 dicembre – 27 dicembre

Rä di Martino, Cancan!, 2004. Il video presenta una situazione al limite della normalità, in un’ambientazione straniante e ambigua, un uomo si traveste da donna e improvvisa un improbabile e forsennato cancan tragico e ironico al tempo stesso.

Elisabetta Benassi, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 2004 Mona Lisa osserva il pubblico che la tiene sotto assedio nella sua stanza al Louvre.

Botto & Bruno, A concrete town, 2006 Il video nasce da una riflessione degli artisti sulle trasformazioni della città contemporanea dove spesso vengono sventrati interi quartieri senza tener conto della storia e della memoria dei luoghi. Girato in b/n in una giornata di pioggia, mostra un gruppo di operai intenti a rifare il manto stradale di una piazza.

In mostra a Londra i pionieri dell’arte digitale

 Quando nella metà degli anni ’80 le guardie addette alla sicurezza della John Moores University di Liverpool trovarono un ragazzino al computer del laboratorio rimasero molto stupiti e gli chiesero cosa stesse facendo. Il ragazzo rispose che I suoi insegnanti gli avevano concesso il permesso di allenare le sue abilità di programmatore.  Quel ragazzino era Daniel Brown, oggi 32enne, uno dei più grandi digital designers dei nostri tempi ed autore della grafica esposta all’entrata di Decode:Digital Design Sensation, mostra sulla digital art che è stata inaugurata la settimana scorsa al Victoria & Albert Museum di Londra.

Ovviamente la manifestazione offre moltissimi altri spettacolari esempi di arte digitale proveniente da ogni parte del mondo a riprova del fatto che il new media è una tecnica in sempre più forte espansione e sempre più affascinante. Tra i corridoi del Victoria & Albert è facile ammirare quanto lontano si sia spinta la tecnologia dal tempo dei pionieri del digitale che negli anni ’50 (tra cui c’era anche il padre di Daniel Brown, Paul). A quei tempi i computers erano usati solo per scopi militari ma anche alcuni laboratori ed università avevano il privilegio di poter utilizzare quelle sofisticate ma ingombranti macchine. Matematici e Scienziati furono i primi a sperimentare le potenzialità grafiche dei computer alla stregua di un qualsiasi altro artista o designer. In mostra è possibile ammirare una fotografia del 1952 di Ben Laposky in cui onde elettroniche lampeggiano sullo schermo ed è quest’opera un vero punto d’inizio dell’arte digitale.

Tacita Dean ed il suo albero di Natale alla Tate Gallery

 A Londra le feste natalizie sono sempre una buona occasione per rispolverare una serie di tradizioni tanto care alla Regina Madre ed al popolo britannico. Oltre ai caratteristici biglietti di auguri, rigorosamente spediti per posta, gli inglesi vanno pazzi per l’albero di Natale anche sa va detto che a noi di Globartmag questa tradizione in tempi di crisi ci sembra un poco troppo velleitaria ed irrispettosa nei confronti dell’ambiente, basti pensare a quanti poveri alberi vengono recisi in questo periodo. Comunque sia la Tate Gallery non ha nessuna voglia di rinunciare al suo albero di Natale visto che da 21 anni questa tradizione fa parte delle tante attività della celebre istituzione museale londinese.

Come ogni anno la realizzazione dell’albero è stata affidata ad un artista di nazionalità britannica, la scelta questa volta è caduta su Tacita Dean, artista originaria di Canterbury che in passato ha partecipato al Turner Prize (1998) ed attualmente vive e lavora a Berlino. L’artista ha creato un albero di quattro metri decorato unicamente con candele di cera fatte a mano in Germania. La particolare installazione natalizia rimarrà in mostra nella celebre rotunda del museo fino al prossimo 23 Dicembre.

Arte Povera protagonista a Villa e Collezione Panza

Villa e Collezione Panza e il Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, proseguono il loro sodalizio con la mostra Arte Povera: energia e metamorfosi dei materiali. Dal 17 dicembre saranno esposte oltre 20 opere – tra cui spettacolari installazioni – appartenenti alle Collezioni del Mart.

L’Arte Povera, movimento artistico italiano riconosciuto a livello internazionale come uno dei più importanti nelle avanguardie del XX secolo, verrà indagato attraverso i suoi protagonisti nelle sale di Villa Panza. Installazioni esemplari come quelle composte con legni di recupero, ferro e carbone di Jannis Kounellis (Senza titolo, 1989 e Senza titolo, 1991); gli igloo di fascine, vetro e neon di Mario Merz, le cui installazioni riportano alla memoria archetipi primordiali (Chiaro Oscuro 1983); l’Orchestra di stracci 1968 di Michelangelo Pistoletto, noto per i suoi quadri specchianti come l’Autoritratto del 1962, oppure I lottatori di Giulio Paolini del 1985, il cui lavoro si distingue per l’arte della citazione e il dialogo con l’antico, mentre fra le opere di Alighiero Boetti è presente, fra le altre, uno dei suoi celebri arazzi ricamati del 1989. Nelle opere gli elementi naturali e i materiali industriali sono liberamente combinati e accostati per creare inediti rapporti significanti, come in quelle di Gilberto Zorio, Giuseppe Penone e Giovanni Anselmo.

La Nuova Dolce Vita di Francesco Vezzoli è troppo simile alla vecchia

Al Jeu de Paume di Parigi è attualmente in mostra il nuovo progetto creativo di Francesco Vezzoli che ultimamente sembra lanciatissimo all’interno del sistema dell’arte internazionale. L’evento dal titolo À Chacun Sa Vérité è ispirato e dedicato al maestro del cinema italiano Federico Fellini. Vezzoli presenta due nuovi lavori che indagano sul concetto di illusione e finzione all’interno della percezione della nostra realtà quotidiana.

L’artista ha inoltre inserito alcuni temi propri della creatività di Fellini come il suo amore per le celebrità, l’incessante presenza del desiderio, il continuo riferimento ai mass media e tutti quei miti che solitamente si creano all’interno della vita politica e sociale. L’auditorium del Jeu de Paume proietterà inoltre una versione video della performance di Francesco Vezzoli al Guggenheim di New York presentato all’interno del programma della biennale della performance Performa 2007. L’opera dal titolo Right You Are (If you Think You Are) è una riedizione della celebre opera teatrale  Ciascuno a suo modo di Luigi Pirandello.