Simon Faithfull e gli incidenti dell’arte

Il famoso artista Simon Faithfull ha recentemente creato un libro catalogando tutti i suoi incidenti ed infortuni chiamato Accident Book. UCLH Arts ha commissionato tale stravagante pubblicazione che rappresenta una vera e propria cronaca dettagliata attraverso testi e disegni. Cosa ancor più stravagante è rappresentata dal fatto che il 5 giugno prossimo 100 copie del libro saranno abbandonate tra le riviste delle sale d’aspetto di 7 reparti di pronto soccorso di altrettanti ospedali di Londra e Cambridge.

All’interno di ogni libro saranno presenti alcune istruzioni che incoraggeranno il fortuito lettore a portare a casa il libro ed a registrare la copia sul sito internet del progetto attraverso un codice unico presente su ogni retro copertina. Quest’opera d’arte sarà così a disposizione di persone che hanno realmente subito un incidente e non solo ed esclusivamente ai collezionisti d’arte.

Braco Dimitrijevic alla Biennale di Venezia indaga sulla futura post-storia

L’acclamato artista di Sarajevo Braco Dimitrijevic sarà a Venezia il 4 giugno prossimo in occasione di un evento collaterale della 53esima Biennale ospitato dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro ed organizzato dall’Ars Aevi Museum of Contemporary Art di Sarajevo in collaborazione Comune di Venezia e la Fondazione Musei Civici di Venezia.

L’evento dal titolo Future Post History presenterà al pubblico una serie di opere recenti dell’artista realizzate in differenti media tra i quali figurano una site specific installation sulla facciata del Palazzo Ca’ Farsetti e delle opere video all’interno della Ca’ Pesaro. La mostra presenta opere di Braco Dimitrijevic che illustrano il suo concetto di post-storico nel contesto della realtà artistica di Sarajevo, tra l’assedio e la successiva transizione.

Il trionfo delle donne al Centro Pompidou

La nuova mostra del Centre Pompidou di Parigi è completamente devota all’arte al femminile. Dal 27 maggio 2009 sino al 24 maggio 2010 sarà infatti possibile visitare l’evento Elles@centrepompidou che ospiterà più di 500 opere di 200 artiste organizzate cronologicamente dall’inizio del ventesimo secolo sino ai giorni nostri.

La mostra è frutto di una collaborazione con il Musée National d’Art Moderne di Parigi che ha gentilmente concesso per la terza volta la sua vasta collezione permanente dopo le mostre tematiche Big Bang nel 2005 e Le Mouvement des Images nel 2006-2007.

DROME magazine insegna a fare DROME magazine

A Roma parte il primo corso che svela le routine produttive di una rivista d’arte: dal piano editoriale ai distributori, dagli artisti agli inserzionisti, dall’ufficio stampa agli eventi.

Un full immersion senza precedenti per comprendere i meccanismi le tecniche e le filosofie che regolano i processi creativi di un magazine, il tutto  senza troppi fronzoli e puntando direttamente all’obbiettivo primario: informare e formare.  DROME magazine fa scuola in tutto e per tutto, ma non solo nel senso di fare tendenza e di intercettare le realtà più interessanti ai quattro angoli nel mondo.

La soglia di Ivàn Navarro

In occasione della 53 ° Biennale di Venezia, il Cile ha scelto di rappresentarsi con il lavoro dell’artista Iván Navarro. Il padiglione è curato da Antonio Arévalo e Justo Pastor Mellado.

Nato nel 1972 a Santiago del Cile, l’artista è diventato presto noto nel panorama internazionale grazie a numerose mostre personali – tra cui ricordiamo le recenti Nowhere Man (2009), The Juice Sucker (2008) – e per la partecipazione alle ultime edizioni de la Biennale de L’Avana (Cuba, 2009) e della Biennale delle Canarie (Tenerife, Spagna, 2009).

Palestina c/o Venezia

Avrà luogo a Venezia dal 6 giugno al 30 settembre, presso la rinnovata Sala del Camino nell’ Ex Convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca, un evento espositivo di forte impatto simbolico, il cui contenuto assume caratteri di vera eccezionalità nel contesto dell’offerta d’arte cittadina; ufficialmente compreso fra gli eventi collaterali della 53ª Biennale d’arte, Palestine c/o Venice offre infatti un’occasione di visibilità e penetrazione internazionale ad alcune voci di spicco dell’arte contemporanea palestinese.

I sette artisti partecipanti, cui è stato richiesto di creare un’opera appositamente per l’evento, sono stati scelti per il loro eccezionale impegno, la qualità del loro lavoro artistico, e la capacità  di collegare temi locali e globali. Tra loro sono presenti artisti emergenti e artisti affermati. Le diverse tecniche utilizzate includono l’installazione sonora, l’installazione multimediale, interventi site specific, animazione, fotografia e video.

La globalizzazione dell’arte armena

Il 4 giugno prossimo Forte Marghera ospiterà un interessante evento collaterale della 53esima Biennale di Venezia dal titolo Voulu/obligé che presenterà i lavori della piattaforma artistica berlinese Armenian Transnation.

La manifestazione è frutto di una collaborazione su larga scala che continua da ben quattro anni. Durante questo tempo un gruppo di artisti armeni ha concentrato le proprie ricerche sperimentali sulla globalizzazione e sul mondo di internet ponendo l’accento sull’identità, sulla nazionalità, sulla cittadinanza e sulla coesione. In questi quattro anni gli artisti hanno lavorato insieme per trovare possibili risposte in forma artistica a domande universali sul significato dell’essere Armeno e sul significato dell’identità globale offerta dal 21esimo secolo.

A Tracey Emin non piace più il sesso

Nel bel mezzo della sua mostra alla White Cube gallery di Londra Tracey Emin ha dichiarato di aver perso interesse nel sesso. La famosissima artista inglese che al momento ha 45 anni ha da sempre fondato la sua ricerca artistica su tematiche legate alla sessualità ma ora sembrerebbe giunta ad una curiosa svolta.

“Il sesso è tutto ciò che mi ha trattenuto al letto e mi ha fatto alzare dal letto quando ero giovane” ha dichiarato Tracey Emin “Ma adesso non ho più la stessa follia di un tempo riguardo al sesso, in questo momento sono più interessata alle idee. E’ piuttosto strano da spiegare e penso che questa mostra metta in luce un aspetto decisamente melanconico ma la mia arte sta diventando più forte”.

Alla Biennale di Venezia trionfa l’amore

L’amore, in quanto tale  è sempre incondizionato, ma alcune volte lo è più che altre. Questo è l’incipit di Unconditional Love, evento collaterale alla 53. Biennale di Venezia che offrirà una riflessione sul sentimento più ricercato e su come se ne possa abusare, fino all’ossimoro.

Un campo d’azione così ampio, con tanti e tali risvolti che potrà essere affrontato solamente puntando su grandi numeri e grandi nomi, esaltando e lasciando libera espressione sia alle capacità sia alle potenzialità di curatori, artisti e location.

Unconditional Love è curato da Alexandrina Markvo, Alinda Sbragia e Christina Steinbrecher, che hanno scelto la linea curatoriale di riunire artisti di varie provenienze ed età per avere la più vasta visuale possibile, ponendo l’accento soprattutto sullo scambio di idee oltre i confini culturali. Markvo ha organizzato la retrospettiva su Sir Norman Foster a Mosca e Russian Act, grande festival d’arte russa a Londra; Sbragia è invece concentrata sullo scambio di conoscenze artistiche tra Italia e Russia, mentre Steinbrecher ha lavorato in vari Paesi, da Parigi (Palais de Tokyo) al Kazakhistan alla Germania.

Glenn Brown e i ritratti alieni

 La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta dal 28 maggio la retrospettiva dell’artista britannico Glenn Brown, organizzata in collaborazione con la TATE Liverpool e a cura di Francesco Bonami e Laurence Sillars.

Glenn Brown è uno degli artisti più apprezzati della sua generazione e questa mostra è la più ampia rassegna finora dedicata al suo lavoro. Nel corso della sua carriera Brown ha preso ispirazione da fonti molto diverse tra loro, mettendo sullo stesso piano Fragonard e Dalì, il ritratto storico e le immagini fantastiche prodotte dalla fantascienza. Brown lavora sull’immagine di partenza fino a modificarla profondamente, creando così un’opera completamente nuova ma che evoca nello spettatore qualcosa di familiare, di conosciuto.

Jana Sterbak da Parigi a Milano

 la galleria Raffaella Cortese di Milano ha inaugurato il 26 maggio la seconda mostra personale dell’artista di origine ceca, canadese di adozione, Jana Sterbak. In contemporanea al Centre Pompidou di Parigi in occasione della mostra ELLES sarà presentata una delle sue opere più rappresentative: Vanitas.

Jana Sterbak prevalentemente conosciuta per le performance degli anni ’70 e ’80 che indagavano tematiche quali il potere e la sessualità, ha sempre lavorato con differenti media tra cui scultura, installazioni, fotografia, video e performance. Il percorso iniziato con la mostra del 2006 presentando in galleria il video February, si è sviluppato fino alla realizzazione, nel 2008, di un più lavoro più ampio legato al tema delle quattro stagioni, quattro video ispirati ai paesaggi rinascimentali dipinti da Pieter Bruegel nel 1565.

Sarah Morris al Mambo di Bologna

 Il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna ha inaugurato il 25 maggio la prima mostra personale in un museo italiano di Sarah Morris e di ospitare la première internazionale del suo nuovo film: Beijing.

Nel corso degli anni Novanta, Sarah Morris ha raggiunto la notorietà grazie a dipinti e film caratterizzati da un approccio strutturale astratto e complesso, nei quali traccia tipologie urbane e sociali. Gli ambienti urbani, i motivi architettonici, i simboli, i luoghi e le rappresentazioni del potere sono oggetto di un’indagine ravvicinata che affascina il fruitore dell’opera in un’alternanza di finzione e realtà.

Shepard Fairey alla Biennale di Venezia

Dopo le noie del copyright legate alla famosa immagine della campagna di Barack Obama e dopo le vicissitudini legali che lo hanno visto protagonista di denunce per aver imbrattato numerosi spazi pubblici Shepard Fairey può finalmente tornare al lavoro dedicandosi serenamente alle sue opere di street art.

Passata la tempesta l’artista 39enne originario della South Carolina ha già avuto modo di farsi notare per aver dipinto la bicicletta di Lance Armstrong, asso americano del ciclismo e vincitore di 7 Tour de France. Armstrong, noto anche per l’utilizzo di singolari biciclette fuori dal comune, ha utilizzato lo sfavillante mezzo impreziosito dai disegni di Fairey in occasione dell’ultimo giro d’Italia. Ma questa non è l’unica testimonianza che Fairey lascerà nel nostro paese.

Robert Morris e il parco giochi dell’arte

 Si è chiusa ieri al Tate modern quella che più di trenta anni fa fu definita la prima mostra totalmente interattiva. Si tratta di Bodyspacemotionthings, un grande parco giochi creato nel 1971 da Robert Morris dove le uniche installazioni artistiche erano delle gigantesche strutture di legno ed altri materiali grezzi dove il visitatore poteva rotolarsi, scivolare e salire proprio come in un parco per bambini.

All’epoca più di 1500 visitatori accorsero in massa all’apertura dell’evento formando una grande fila sin dalle due del pomeriggio. All’interno tutti erano totalmente impazziti di fronte ad una manifestazione senza precedenti in cui si poteva letteralmente entrare e giocare con un’opera d’arte, le persone agirono come bambini poiché erano incoraggiati a farlo dalla mostra stessa. Sin dal  primo giorno si registrarono feriti e contusi, una processione di ragazze appassionate d’arte in minigonna si ritrovò con decine di schegge di legno nelle gambe e tre giorni dopo la mostra fu definitivamente chiusa a causa di una rovinosa caduta da una delle installazioni.