La notte di Caravaggio: cronaca di un successo annunciato

Vi avevamo già annunciato in un nostro precedente articolo il sensazionale evento la Notte del Caravaggio previsto per il 18 luglio scorso, in occasione del quarto centenario dalla morte del grande artista avvenuta esattamente il 18 luglio del 1610. Per il sensazionale evento Roma si è presentata in pompa magna con un after hour senza precedenti che ha tenuto aperte anche durante la notte la Galleria Borghese, la chiesa di Santa Maria del Popolo, la chiesa di Sant’Agostino e la chiesa di San Luigi dei Francesi.

Ebbene si è trattato di un successo annunciato, visto che Caravaggio riesce a radunare folle oceaniche, degne di una celebre rockstar. Oltre ventimila persone hanno affollato gli spazi espositivi che contengono opere del celebre maestro, come pellegrini dell’arte in giro per uno speciale itinerario dedicato alla cultura. Le file interminabili non hanno spaventato gli aficionados dell’arte e sono stati in molti ad attendere per oltre tre ore e mezza (fino alle tre di notte) per poter ammirare la maestria di Michelangelo Merisi.

Essere artisti emergenti a 76 anni

In piccolo villaggio del Kent abitano due artisti che da tempo vivono assieme, anzi per dirla tutta sono sposati. Uno di loro si chiama Rose Wylie, una pittrice che è solita lavorare ogni giorno con grandi tele non intelaiate. A dirla tutta Rose lavora su tre o quattro tele per volta e molto spesso dipinge sul pavimento. Le sue opere tappezzano tutta l’abitazione, vene sono stipate in ogni muro e penzolano persino dal soffitto. Insomma la casa è zeppa di tele per un unico motivo: Rose non vende le sue opere.

I galleristi hanno tentato di fargli produrre tele di piccole dimensione ma l’artista non riesce a ridurre in piccolo le sue enormi composizioni. Così Rose continua imperterrita ogni giorno a dipingere i suoi quadri simili a giganteschi cartelloni pubblicitari, a volte dipinge una figura per 50 volte, incollando pezzi di tela sulle parti che non le vanno a genio e ricominciando a creare partendo da zero. Il National Museum of Women in the Arts di Washington DC ha recentemente organizzato una mostra dal titolo Women to Watch, evento atto a portare in evidenza il lavoro di artiste donne emergenti o sottovalutate e su sette artiste che provengono dagli Stati Uniti, solo una è inglese.

Il dipinto di Mandela morto e il Turner da 35 milioni di euro

Un dipinto che raffigura Nelson Mandela morto sul tavolo d’autopsia ha provocato lo scorso sabato un vero e proprio putiferio a Johannesburg in Sud Africa. Il dipinto in questione creato dall’artista locale Yuill Damaso è in realtà una copia della celebre opera di Rembrandt, la Lezione di anatomia del dottor Tulp ed il corpo esangue del celebre presidente di colore è circondato da importanti figure politiche sud africane intente a portare a termine l’autopsia. Damaso ha dichiarato di aver dipinto il quadro come tributo al celebre uomo politico.

L’opera è stata esposta in un centro commerciale di Johannesburg ma sin dalle prime ore della sua mostra l’African National Congress (ANC) ha esposto le sue rimostranze: “Siamo disgustati e stupiti da una tale volgarità. Si tratta di un’opera di cattivo gusto che ed estremamente irrispettosa nei confronti di Mandela” hanno dichiarato i vertici dell’ANC che hanno inoltre tacciato l’opera di razzismo. Per contro Damaso ha dichiarato di non voler assolutamente mancare di rispetto al grande leader: “Il mio dipinto mostra le ossa e la carne di Mandela. Ciò per farci ricordare che prima di tutto egli è un uomo come noi”. A noi il dipinto sembra abbastanza brutto da non richiedere ulteriori commenti.

Bruno Ceccobelli a Pescara

Giovedi’ 15 luglio alle ore 19.00, presso le sale dello Spazio Arte del Museo delle Genti d’Abruzzo, si inaugura la Mostra d’Arte –In carta sogni – Opere su carta 1980-2010- di Bruno Ceccobelli, curata da Roberto Rodriguez. Si tratta del terzo appuntamento del ciclo -Arte e tradizione nel Museo delle Genti d’Abruzzo – Mostre d’arte contemporanea nel percorso museale-, che ha già visto esporre i lavori di Vincenzo Balsamo e Tommaso Cascella.

All’interno dello Spazio Arte saranno esposte oltre 50 tra le sue opere grafiche piu’ significative, scelte in modo da sintetizzarne la ricca ed eterogenea produzione artistica dal 1980 a oggi; in aggiunta i visitatori potranno ammirare anche alcuni disegni inediti dell’Artista, il tutto con ingresso gratuito. La mostra, organizzata dalla Fondazione Genti d’Abruzzo con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Città di Pescara e della Provincia di Pescara, si avvale del contributo critico di Silvia Pegoraro.

Un ritratto con Andy Warhol ferito in mostra per la prima volta in assoluto

Andy Warhol oltre che mesmerizzare il mondo con la sua arte, ha affascinato le masse per la sua complessa personalità. Il re del Pop ha vissuto l’intera esistenza nascondendosi dietro varie maschere, sino a rendere la maschera stessa l’unica immagine reale del suo ego. Poche persone hanno avuto la rara opportunità di conoscere il vero Warhol. Una di queste è Alice Neel, pittrice americana celebre per la sua capacità di ritrarre la psicologia interiore di ogni persona, restituendo un’immagine cruda e brutale del soggetto rappresentato.

A dire il vero Alice Neel è riuscita persino a ritrarre Warhol in uno dei suoi momenti di intimità. Il dipinto è stato eseguito nel 1970 e mostra Warhol seduto con gli occhi chiusi e nudo dalla cintola in su. Sul corpo dell’artista vi sono evidenti segni del tentato assassinio compiuto dalla femminista Valerie Solanas di due anni prima. La Solanas giustificò il fatto e si difese dalle accuse con l’ufficiale di polizia asserendo che Warhol aveva “troppo controllo” su di lei e che Warhol stava progettando di rubarle il lavoro. Considerata colpevole, ricevette una sentenza che la condannava a tre anni.

Gillick, Barney e Gonzalez-Torres 3 mostre impedibili Tra Bonn e Basilea

C’è tempo fino al prossimo 8 agosto per ammirare la retrospettiva di Liam Gillick, attualmente in mostra al Bundeskunsthalle di Bonn in Germania. L’evento dall’enigmatico titolo One Long Walk… Two Short Piers include tutte le opere prodotte da Gillick nell’ultimo ventennio. Il problema è che l’artista aveva già messo in piedi una grande retrospettiva dal titolo Three Perspectives and a Short Scenario che tra la primavera del 2008 e l’autunno del 2009 aveva toccato numerose tappe tra cui il Kunsthalle di Zurigo, il Witt de Withe di Rotterdam, il Kunsteverein di Monaco di Baviera ed il Museum of Contemporary Art di Chicago.

La presente mostra dunque non aggiunge niente a quanto si era detto ed anche Gillick con il suo eterno ritorno al minimalismo ed in particolare alle ricerche di Donald Judd (con qualche colore in più) ha un tantino stancato. A Basilea invece, fino al prossimo 3 ottobre 2010 lo spazio Shaulager (costruito su incarico della Fondazione Laurenz dal celebre studio di architettura Herzog & de Meuron) presenta una gustosa mostra dal titolo Prayer Sheet with the Wound and the Nail, dedicata ai mitici Drawing Restraint di Matthew Barney.

John Baldessari crea un app per iphone e concede a tutti una natura morta

Molti artisti sparsi in tutto il globo sono da tempo assidui utilizzatori dell’iPhone, gioiellino di casa Apple che permette di creare opere d’arte usando le dita direttamente sul display grazie all’apposita app. Se ci avete seguito nei mesi scorsi, vi avevamo già parlato del colpo di fulmine tra il celebre artista David Hockney ed il simpatico telefonino. Hockney ha infatti prodotto numerose opere pittoriche utilizzando l’iPhone ma oggi anche il celebre artista concettuale John Baldessari ha intenzione di buttarsi a capofitto nella nuova era della pittura telefonica.

L’artista è infatti impegnato nella curatela di una nuova applicazione che permetterà agli utenti di dipingere come un maestro fiammingo del 17esimo secolo senza il bisogno di saper dipingere. Il divertente programmino avrà il nome di In Still Life 2001-2010 e sarà disponibile come free app.

I Raggi X scoprono un dipinto misterioso di Robert Lenkiewicz, il pittore Bohemienne

Robert Lenkiewicz è stato un pittore decisamente sopra le righe tanto da guadagnarsi l’appellativo di Bohemienne del ‘900. Le opere dell’artista sono state ignorate per tutta la durata della sua carriera e solo a morte avvenuta il mondo dell’arte britannico si è accorto di lui e del suo colorato stile in bilico tra Francis Bacon, Lucian Freud e l’art brut. Lenkiewicz ha immortalato su tela un’intera (e scomoda) generazione fatta di criminali, pescatori, punks, skinheads, senza tetto e belle ragazze smaliziate (molte delle quali divennero sue amanti).

Forse è stato un artista mediocre, forse un genio ma senz’altro ha lasciato una traccia nel mondo dell’arte contemporanea. Lenkiewicz si sposò e divorziò per ben tre volte ed ebbe 11 figli da altre donne.  Spese tutta la sua vita dipingendo con pennelli ricavati dai suoi capelli, e raccogliendo nel suo studio di Plymouth clochards e alcolizzati. Nel 1973 lo studio divenne zeppo di senzatetto e Lenkiewicz costrinse le autorità comunali a concedere ai malcapitati una dimora nei magazzini abbandonati della città.

La licenza Creative Commons e l’arte contemporanea

L’opera d’arte appartiene all’artista che l’ha creata, egli detiene i diritti ed ha il potere assoluto di decidere sulle sue sorti. Questa semplice affermazione che in passato era un vero e proprio dogma potrebbe non essere più tale per il prossimo futuro. Stiamo ovviamente parlando della rivoluzione Creative Commons, una tempesta che ha invaso tutte le arti dalla  Fotografia alle immagini in genere passando per le  illustrazioni, i video, l’editoria e la musica.

Le licenze Creative Commons offrono sei diverse articolazioni dei diritti d’autore per creatori che desiderino condividere in maniera ampia le proprie opere secondo il modello “alcuni diritti riservati”. Il detentore dei diritti puo’ non autorizzare a priori usi prevalentemente commerciali dell’opera (opzione Non commerciale, acronimo inglese: NC) o la creazione di opere derivate (Non opere derivate, acronimo: ND); e se sono possibili opere derivate, puo’ imporre l’obbligo di rilasciarle con la stessa licenza dell’opera originaria (Condividi allo stesso modo, acronimo: SA, da “Share-Alike”).

Daphne Todd vince il Bp award con il ritratto di sua madre morta


Ed alla fine Daphne Todd con il suo chiacchieratissimo dipinto è riuscita a spuntarla su tutti, guadagnandosi l’ambito premio britannico BP Portrait prize, concorso riservato esclusivamente al ritratto in pittura. Come già ampiamente descritto in un nostro precedente articolo, Daphne Todd aveva partecipato con un ritratto di sua madre centenaria sul letto di morte. In realtà la povera donna era già morta ma l’artista a continuato a ritrarla grazie ad un accordo con l’agenzia mortuaria, che le ha permesso di continuare a dipingere anche nei giorni successivi al decesso, all’interno della camera ardente.

Il dipinto dal titolo Last Portrait of Mother (traducibile in italiano come l’ultimo ritratto di mamma) si è quindi aggiudicato le 25.000 sterline del primo premio. La decisione è stata presa dalla dirigenza della National Portrait Gallery ed il premio è stato assegnato la scorsa notte tra mille proteste, solo che non si è trattato di contestazioni al vincitore ma allo sponsor del premio.

Captain Beefheart, cambiare l’arte con una maschera da trota

Il nome Don Van Vliet vi dice qualcosa? no? allora forse conoscerete meglio l’aka di questo grandissimo artista che da anni si cela dietro lo pseudonimo di Captain Beefheart. Nato il 15 gennaio del 1941 in California, Captain Beefheart è forse uno degli artisti più seminali della scena internazionale. Cantante, musicista,  pittore ma soprattutto grande visionario, l’estroso Vliet è stato in grado di cambiare per sempre la storia della musica contemporanea grazie ad una spontaneità ed una verve senza pari.

Dopo la sua entrata nella Magic Band nel 1965, divenne il leader indiscusso di tale formazione, sino a giungere a veri e propri attacchi di dispotismo creativo. La sua tirannia fu però ben giustificata dall’uscita di una delle pietre miliari del rock, il disco Trout Mask Replica del 1969. L’album rappresentò infatti un punto di rottura definitivo con tutto ciò che era stato prodotto in precedenza.  I 28 brani che lo componevano  erano caratterizzati da un’originale mistura di tempi dispari delle partiture, da testi surreali, sterzate di free jazz ed avanguardia totale, in sostanza una vera e propria anticipazione del punk e della new wave.

Mistero risolto: Caravaggio è stato ucciso dalla sua stessa arte

Un mistero lungo lungo 400 anni è stato risolto in questi giorni da un gruppo di esperti delle università di Bologna e Ravenna, guidato dall’esperienza di Giorgio Gruppioni, titolare della cattedra di Antropologia nella Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Bologna. Come già vi avevamo illustrato in alcuni precedenti articoli, il team di esperti aveva deciso di intraprendere un’ardua impresa, sarebbe a dire trovare i resti di Michelangelo Merisi detto Caravaggio, accertare la loro provenienza e scoprire le cause della morte del grande maestro del chiaroscuro.

Nel 1610 Caravaggio, in preda alla febbre per presunte infezioni intestinali, dopo un lungo viaggio per mare, fu lasciato alle cure della locale Confraternita di Porto Ercole che il 18 luglio 1610 certificò la morte avvenuta nel loro ospedale. Le cause della morte rimasero misteriose, molti parlarono di tifo o malaria, mentre diversi libri di storia avanzarono l’ipotesi di un assassinio per questioni politico-religiose.

Gagosian mette in mostra l’ultimo Lichtenstein a New York

La nuova mostra della Gagosian Gallery di New York ( in visione fino al prossimo 30 luglio) presenta al pubblico un’interessante mostra che si potrebbe tranquillamente definire di carattere museale non fosse altro per il fatto che a presentarla è un vecchio squalo del mercato dell’arte. Si tratta di una personale dedicata a Roy Lichtenstein che focalizza l’attenzione sulle opere prodotte tra gli anni ’70 e gli anni ‘80. Roy Lichtenstein: Still Lifes è il titolo di questo evento che porta nella rinomata galleria di Chelsea più di 50 opere del grande artista, scomparso nel 1997. Still Lifes è una panoramica sulle ultime creazioni di un Lichtenstein che aveva abbandonato le sue visioni strettamente relative al fumetto per spostarsi vero un’estetica cubista

Dal 1972 al 1981 Lichtenstein lavorò a numerose Nature morte e realizzò opere ispirate al Futurismo, a De Stijl, al Costruttivismo russo, al Surrealismo e all’Espressionismo tedesco. Numerose furono anche le mostre di quel periodo. Nel 1972 infatti Lichtenstein fu presente al Contemporary Art Museum di Houston, nel 1975 al Centre National d’Art Contemporain di Parigi, nel 1978 all’Institute of Contemporary Art di Boston. Infine nel 1979 gli venne commissionata la prima scultura pubblica: The Mermaid per il Theatre for the Performing Arts di Miami Beach.

C’è una sfida in corso, ma non conosciamo i contendenti

Giorni fa non si faceva altro che parlare di Roma “la nuova capitale del contemporaneo”. Poi la curiosità è scemata e mi è rimasta in punta di labbra la domanda: ma la vecchia capitale qual’era? Io auguro il meglio a Roma, ai nuovi musei romani e spero di cuore che trovino la formula giusta per funzionare, dialogare, emozionare, eccetera eccetera. Il problema è che io vivo a Milano, la città che dovrebbe essere l’altro polo del contemporaneo (o almeno così ho sempre sentito dire), quella più lanciata nel futuro e nella globalizzazione, no? Ebbene, io sono un po’ preoccupata per la mia città.

In un bel pomeriggio assolato ho voluto toccare con mano l’offerta cittadina, ormai sono poche le gallerie private che aprono nel fine settimana, quindi per un sabato alternativo devo affidarmi a Massimiliano Finazzer Flory, il nostro Assessore alla Cultura. Volendo si potrebbe semplicemente fare del sano shopping, in fondo Milano è pur sempre la città della moda, ma non ve lo consiglio, soprattutto ora che son finite le scuole.