James Franco trasferisce General Hospital alla Deitch Projects

 James Franco, la star di Hollywood che ha girato numerosi film di successo come la saga di Spiderman diretta da Sam Raimi, ha intenzione di gettarsi a capofitto nel mondo dell’arte contemporanea. E’ da diversi mesi infatti che l’attore collabora con il video artista Carter, insieme i due hanno già realizzato di un’opera di video arte intitolata Erased James Franco che è stata presentata nel corso di prestigiose manifestazioni come il Guggenheim Art Awards 2009 ed Art Basel Miami Beach oltre che al MoMa di New York.

Si mormora che Franco sia pappa e ciccia con Klaus Biesenbach, nuovo capo del P.S.1 Contemporary Center e curatore capo del MoMa. L’attore parteciperà ad una mostra alla celebre galleria newyorchese Deitch Projects, il progetto presentato è alquanto bizzarro. Franco ha ultimamente partecipato in diversi episodi della serie General Hospital, ora l’attore avrebbe intenzione di girare una puntata speciale della serie (curando la regia) direttamente in galleria sviluppando così una performance che si tramuterà in una soap opera nella soap opera.

Netmage Festival 2010

La decima edizione di Netmage festival si terrà a Bologna dal 21 al 23 gennaio 2010. Appuntamento internazionale ormai consolidato dedicato agli incroci fra arti elettroniche, visive, musicali e performative, Netmage 10, curato da Xing, presenta un ricco programma di produzioni e progetti offrendo un variegato e imprevedibile scenario sulla ricerca audiovisuale contemporanea.

Sede del festival saranno gli spazi di Palazzo Re Enzo, affacciati su Piazza Maggiore, che ospiteranno live-cinema, concerti, azioni performative, ambienti sonori e visivi. Il programma della sala principale del festival – il Live Media Floor – costituisce nel suo insieme un world-scape visivo ed emozionale che riattraversa, intersecandoli, i territori dell’immagine-movimento e degli immaginari contemporanei. In bilico fra dispositivi come teatri di operazioni; derive di elettronica space eclettica e ambientale e loro antenati fondativi (rispettivamente Be Maledetto Now e Cluster), esplorazioni impro-free-noise nella tradizione dell’essere alieno (My Cat is An Alien); e riattualizzazione di esperienze storiche della cinematografia sperimentale d’avanguardia (Lee Hangjun e Hong Chulki dalla Corea); a confronto con una figura centrale nella definizione del suono e dell’immaginario weird-psycho-noise dello svedese Es. Sul fronte delle figure seminali per pratiche o per sonorità in relazione alla visione che Netmage cerca di disegnare, si evidenziano la presenza di Richard Lainhart, originale sperimentatore statunitense e inventore della cultura del synth, e dei Cluster, leggendaria formazione tedesca, a cui è stato affiancato l’artista Canedicoda per un’inedita collaborazione visiva.

Cadavre Exquis

Cadavre Exquis è una tecnica in base alla quale si assemblano collettivamente un insieme di parole o immagini; il risultato è conosciuto proprio come cadavre exquis (cadavere eccellente). Si tratta di una tecnica usata dai surrealisti nel 1925, basata su un vecchio gioco da tavola chiamato “conseguenze” in cui i giocatori scrivono a turno in un pezzo di carta, lo piegano per coprire parte della scrittura e poi lo passano al giocatore successivo per un ulteriore contributo.

Il cadavre exquis, dunque, si gioca in un gruppo di persone che scrivono o disegnano una composizione in sequenza. Ogni partecipante può vedere solo la parte finale di quello che ha scritto il giocatore precedente. Il nome deriva da una frase che emerse quando fu giocato per la prima volta in francese: « Le cadavre – exquis – boira – le vin – nouveau » (Il cadavere eccellente berrà il vino nuovo). Nelle note così composte si combinano suggestioni che partono da un’idea comune aggregando elementi che possono o meno essere relativi alla realtà. I teorici e assidui giocatori (all’inizio Robert Desnos, Paul Éluard, André Bretón e Tristan Tzara) sostenevano che la creazione, particolarmente quella poetica, deve essere anonima e collettiva, intuitiva, spontanea, ludica e per quanto possibile automatica.

Art Video Lounge – Video Arte Italiana in Pescheria

 Il Centro Arti Visive Pescheria presenta una rassegna dedicata alla videoarte, che riunisce le opere video dei più interessanti artisti italiani delle ultime generazioni che si sono cimentati con questo linguaggio espressivo in maniera sempre sorprendente. La selezione tocca i diversi aspetti della videoarte, dai tableaux vivants di Vanessa Beecroft alla vita nelle periferie urbane di Botto & Bruno, alle sofisticate danze acquatiche riprese da Elisa Sighicelli. E poi Elisabetta Benassi, Eva Marisaldi, ZimmerFrei, Rä di Martino, Riccardo Previdi, Paolo Chiasera e Domenico Mangano.  La rassegna verrà presentata da Ludovico Pratesi il 16 dicembre alle ore 19.00, e nell’occasione verranno trasmessi i lavori di Rä di Martino, Elisabetta Benassi e Botto & Bruno. Ecco il programma della manifestazione:

16 dicembre – 27 dicembre

Rä di Martino, Cancan!, 2004. Il video presenta una situazione al limite della normalità, in un’ambientazione straniante e ambigua, un uomo si traveste da donna e improvvisa un improbabile e forsennato cancan tragico e ironico al tempo stesso.

Elisabetta Benassi, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 2004 Mona Lisa osserva il pubblico che la tiene sotto assedio nella sua stanza al Louvre.

Botto & Bruno, A concrete town, 2006 Il video nasce da una riflessione degli artisti sulle trasformazioni della città contemporanea dove spesso vengono sventrati interi quartieri senza tener conto della storia e della memoria dei luoghi. Girato in b/n in una giornata di pioggia, mostra un gruppo di operai intenti a rifare il manto stradale di una piazza.

Il mito di Shirley Verrett visto da Gian Domenico Sozzi allo Studio Stefania Miscetti

Studio Stefania Miscetti è lieto di presentare una edizione speciale della rassegna video SHE DEVIL ospitando BRAVA (2006) l’opera di Gian Domenico Sozzi (Cremona, 1960) che dopo il debutto presso la Galleria Zero di Milano a cui son seguite varie tappe in Italia e all’estero, giunge quest’anno a Roma in una special edition a lei dedicata.

“Milano, Teatro alla Scala, 1977. La direzione del Macbeth di Giuseppe Verdi è affidata a Claudio Abbado, mentre la messa in scena a Giorgio Strehler. Il frammento selezionato da Gian Domenico Sozzi si apre con una figura sola al centro del proscenio; tutto tace e si concentra sul volto di lei, la diva. Il filmato a bassa definizione della cineteca Rai rende particolarmente intensa quella che sta per divenire una delle più straordinarie performance nella carriera della soprano afro-americana Shirley Verrett. Il tragico personaggio shakespeariano è giunto ad una risoluzione definitiva: pur di far avverare la profezia che riguarda l’ascesa al potere del marito, è disposta ad invocare tutte le potenze infernali perché fortifichino la sua incerta determinazione. L’interpretazione è resa con un’impronta drammatica mai disgiunta da una femminilità estenuata, nervosa e sensibile.

Dipende, doppio blitz a Roma sulle dipendenze

 Una fugace immersione all’interno dello sconfinato mare delle dipendenze. Questo è Dipende, doppio blitz di Nero Pop e Napolitano & Petricca a La Porta Blu Gallery di Roma rispettivamente il 13 ed il 18 dicembre. Ogni essere umano ha bisogno di stimoli fisici e psichici, di appigli ideologici, di sostanze che lo tengano in vita e di relazioni mutuali da cui attingere linfa spirituale poichè la natura stessa dell’esistenza non può dirsi completamente autosufficiente.

Si potrebbe sostenere che persino il concetto di volontà sia in realtà una condizione di dipendenza dominata, una spinta alimentata dal disperato bisogno di ottenere un determinato risultato ed appagare il proprio ego. Senza esserne ripugnata, l’esistenza produce continuamente dipendenza ed in essa ripone i suoi intimi momenti di estasi. L’obiettivo del progetto Dipende è quello di analizzare i diversi aspetti della dipendenza riassumendoli in due brevi appuntamenti artistici.

La Nuova Dolce Vita di Francesco Vezzoli è troppo simile alla vecchia

Al Jeu de Paume di Parigi è attualmente in mostra il nuovo progetto creativo di Francesco Vezzoli che ultimamente sembra lanciatissimo all’interno del sistema dell’arte internazionale. L’evento dal titolo À Chacun Sa Vérité è ispirato e dedicato al maestro del cinema italiano Federico Fellini. Vezzoli presenta due nuovi lavori che indagano sul concetto di illusione e finzione all’interno della percezione della nostra realtà quotidiana.

L’artista ha inoltre inserito alcuni temi propri della creatività di Fellini come il suo amore per le celebrità, l’incessante presenza del desiderio, il continuo riferimento ai mass media e tutti quei miti che solitamente si creano all’interno della vita politica e sociale. L’auditorium del Jeu de Paume proietterà inoltre una versione video della performance di Francesco Vezzoli al Guggenheim di New York presentato all’interno del programma della biennale della performance Performa 2007. L’opera dal titolo Right You Are (If you Think You Are) è una riedizione della celebre opera teatrale  Ciascuno a suo modo di Luigi Pirandello.

Un cubo di anidride carbonica invade Copenhagen

 L’arte contemporanea trae molte volte spunto da tematiche politiche e la spigolosa questione del riscaldamento globale non fa certamente eccezione a questa regola. A riprova del fatto l’architetto di Los Angeles Cristophe Cornubert ha deciso di installare il suo CO2 Cube a Copenhagen dove sta avendo luogo il summit delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale.  La struttura e alta come tre piani di un normale edificio ed è stata collocata sul lago St. Jørgens, vicino al planetario Tycho Brahe. Secondo il suo creatore il cubo rappresenta lo spazio che occuperebbe una tonnellata di anidride carbonica se fosse immagazzinata in uno spazio con pressione atmosferica standard.

La dimensione dell’installazione ( circa 3 metri quadrati) è altamente simbolica poichè una tonnellata di anidride carbonica rappresenta la quantità prodotta dalla popolazione di una nazione industrializzata al mese. A causa delle attività umane, la quantità di CO2 scaricata nell’atmosfera sta aumentando intensamente durante gli ultimi 150 anni. Va detto che Insieme all’idrogeno, l’anidride carbonica è il principale gas serra (responsabile dell’effetto serra). Mia Hanak, direttore della Millenium Art ( una delle organizzazioni che ha supportato la costruzione del CO2 Cube) ha recentemente dichiarato ai microfoni della stampa: “La maggior parte della conferenza sul riscaldamento globale si svolgerà a porte chiuse. Volevamo quindi far in modo di portare questa importante tematica all’esterno dei palazzi e di avvicinarla alla gente”.

Nowhere Boy, La storia di John Lennon nel primo film di Sam Taylor-Wood

Il FIlm si intitola Nowhere Boy ed è l’esordio alla regia ( in un lungometraggio) di Sam Taylor-Wood, celebre e talentuosa artista britannica di cui vi abbiamo già parlato in precedenti articoli. Dopo aver partecipato al Turner Prize nel 1997, dopo aver vinto il premio Illy Caffé come giovane artista alla 47esima Biennale di Venezia e dopo aver eseguito un video ritratto di  David Beckham dormiente, commissionato dalla National Portrait Gallery di Londra, l’eclettica artista ha deciso di tentare la fortuna con il cinema e vista la sua bravura siamo sicuri che il film da lei girato sarà sicuramente interessante.

Del Resto Sam Taylor-Wood non è certo una meteora alcune delle sue opere sono state esposte nei più importanti musei del mondo come il MOMA di New York, la Fondaciò “La Caixa” di Barcellona, il Centre Pompidou di Parigi e la Fondazione Prada di Milano. Nowhere Boy non è quello che si dice il primo tentativo assoluto visto che nel 2008 l’artista ha diretto il cortometraggio Love You More, scritto da Patrick Marber e prodotto da Anthony Minghella, opera che è stata poi presentata in concorso al Festival di Cannes ricevendo critiche favorevoli.

L’arte crudele di Artur Zmijewski

 Il Moma di New York ospita fino al 28 febbraio un’interessante mostra dal titolo Projects 91: Artur Zmijewski, retrospettiva sull’artista polacco Artur Zmijewski che da anni indaga sulle norme ed i comportamenti sociali in maniera del tutto provocatoria e brutale. Nel suo video 80064, l’artista convince un anziano sopravvissuto allo sterminio di Auschwitz a farsi cancellare il numero di deportato che reca sul braccio da un tattoo artist. In un primo momento l’uomo sembra accettare ma davanti la telecamera ha dei ripensamenti per poi cedere alle volontà di Artur Zmijewski e farsi cancellare definitivamente il numero.

Dopo questo atto l’uomo sembra interdetto, non si capisce se egli sia contento od infelice di aver perso un così terribile ricordo che lo ha accompagnato per tutta la vita. Per quanto sia un estremo atto di violenza tale intervento artistico vorrebbe far riflettere sulla memoria (in questo caso dell’Olocausto) e sulla sua persistenza nel tempo.Anche se il numero tatuato sul braccio sia portatore di infausti ricordi, l’uomo non vuole privarsene, questo perché ricordare è fondamentale per non ripetere.  Non approviamo la scelta artistica di Artur Zmijewski, è innegabile che l’azione susciti molte riflessioni ed il conetto di memoria è fondamentale per la storia ma il procedimento usato per sviscerare il tema ci sembra abbastanza ripugnante.

The Gallery Apart affida a Luana Perilli la presentazione del nuovo spazio espositivo

In occasione dell’apertura del nuovo spazio di via di Monserrato 40 (Roma), The Gallery Apart presenta l’attesa personale di Luana Perilli intitolata Manutenzione sentimentale della macchina celibe. Il progetto si affida a tre diverse modalità espressive, spaziando dal video, alla scultura, al collage.

Il corpus delle opere ci immerge in un mondo privo di esplicite presenze umane, un universo di oggetti per una volta non inanimati ma anzi, seppur privati della loro naturale destinazione funzionale e dunque resi celibi nel senso della lezione duchampiana, intrisi della vitalità conseguente alle loro precedenti esperienze e quindi in grado di esprimere e trasmettere sentimenti, ricordi, umori.

Allison Schulnik gira il nuovo video dei Grizzly Bear

Allison Schulnik è un’artista che ci piace davvero,abbiamo avuto il piacere di ammirare le sue sensazionali opere pittoriche, assieme ad una stupefacente installazione di Artists Anonymous, lo scorso aprile nel corso di una mostra tenutasi alla galleria romana 1/9 Unosunove. Oggi la fantasiosa artista statunitense balza nuovamente agli onori della cronaca per un nuovo lavoro. Si tratta di un video creato appositamente per Ready, Able pezzo contenuto nel nuovo album della indie-rock band di Brooklyn che prende il nome di Grizzly Bear. Il quartetto formato da Daniel Rossen, Ed Droste, Chris Taylor e Christopher Bear è decisamente quanto di più cool sia mai uscito negli ultimi tre anni dalla scena musicale newyorkese e non è un caso che i quattro abbiano scelto una delle più promettenti artiste in giro al momento.

Per il video che dura in totale 4 minuti e 30 secondi, Allison Schulnik ha scelto la tecnica di animazione dello stop and motion, nota in Italia con la definizione di animazione a passo uno, una tecnica alquanto laboriosa in cui le immagini ed i movimenti vengono ripresi fotogramma per fotogramma. Il soggetto animato dall’artista è stato creato utilizzando semplice argilla e prende le sembianze di Hobo Clown, un personaggio a metà tra il clochard ed il clown ricorrente in altri dipinti.

Federico Lupo, 120’’ before the last snow

La continuità temporale in cui ci illudiamo d’esistere non è meno artificiale di quella che un proiettore produce attraverso il rapido scorrere dei fotogrammi, i quali ciò nonostante permangono simultaneamente e parallelamente agli altri anche quando non sono illuminati.
120’’ before the last snow, mostra personale del giovane artista siciliano Federico Lupo che si terrà a partire dal 5 dicembre presso la galleria 41zero30 di Modena, ci consente di leggere l’azione solo da ciò su cui si ripercuote, analizzando il luogo di formazione dell’immagine come fosse il luogo di formazione della vita, rincorrendo la morte con la passione mai sopita dei desideri infantili.

Pochi secondi che odorano d’eterno. Poi, l’epilogo, le maglie del tempo si sgretolano ad ogni passo, l’atto finale è scandito dalla breve corsa di un cervo dal manto candido e abbagliante, un filmato amatoriale dalla grana grossa in cui l’animale sembra agire da assoluto protagonista, entrando in relazione dialettica con lo sguardo dello spettatore. I cervi bianchi, animali leggendari descritti come messaggeri dall’aldilà, in grado di accelerare il cammino degli spiriti dei morti, sono in molti casi, animali affetti da leucismo, condizione generata da un gene recessivo che traduce la normale pigmentazione bruna di pelliccia e cute in un bianco abbacinante dall’elevata riflessione di radiazione incidente.

Le bugie dell’arte contemporanea

Parlando di presenza fisica e culturale dell’arte contemporanea all’interno della nostra società va detto che non v’è nulla di che lamentarsi. Di musei e fondazioni è piena l’Italia, gallerie ne abbiamo a sazietà mentre la Biennale di Venezia resta sempre una delle manifestazioni più ambite e prestigiose di tutto il globo terracqueo. Se si sorpassano i nostri confini la situazione appare ancor più rosea, non è mistero infatti che all’estero esista una nutrita serie di luoghi, eventi ed attività dedicati all’arte contemporanea in netta crescita esponenziale. Ora immaginate quanti artisti sono chiamati ad esporre in questo vasto mare di eventi creativi, il numero è decisamente alto. Ed il bello è che molti di questi artisti sono vere e proprie star, ad esempio dalla generazione Young British Artists in poi, molti artisti inglesi sono osannati da mercato e critica.

Ci sono poi i mostri sacri statunitensi come Bruce Nauman, Bill Viola e compagnia cantante senza tralasciare i nuovi beniamini tipo Paper rad, Kembra Pfahler e Terence Koh che ultimamente hanno furoreggiato al Macro di Roma in occasione della mostra New York Minute. Ovviamente anche Francia, Spagna e Germania hanno il loro cospicuo numero di blasonati protagonisti della scena contemporanea mentre l’Italia chiude il conto con i soliti Francesco Vezzoli, Maurizio Cattelan ed una sparuta manciata di altri nomi.