Il MoMa entra in possesso della @ e Firenze di Mapplethorpe

Continuano le folli spese del Moma, Museum of Modern Art di New York. Il dipartimento di design ed architettura ha infatti deciso di acquistare il simbolo @, si è unitile che fate quelle facce, il Moma ha proprio comprato la celebre chiocciolina che andrà così ad unirsi ad una collezione totale di circa 175.000 oggetti. Secondo Paola Antonelli, curatore della sezione architettura e design, il celebre simbolo “E’ una prova di eleganza straordinaria, tanto che potrebbe essere definito come l’equivalente dei readymades artistici di Marcel Duchamp”.

Il simbolo @ è stato usato da Raymond Tomlinson per l’invio della prima email nel 1971. Prima di entrare nel mondo digitale l’elemento tipografico era usato in contesti. Già presso i mercanti veneziani la @ era un segno grafico che rappresentava l’anfora, utilizzata allora come misura di peso e capacità. La si trova in un documento commerciale del 1536. La @ era presente nella macchina per scrivere Lambert del 1902 e serviva ad abbreviare la frase commerciale at a rate of (più o meno: al prezzo di). Mentre il celebre simbolo è stato acquistato in maniera gratuita, ricordiamo che la recente acquisizione dell’opera effimera di Tino Sehgal intitolata The Kiss (del 2003 costituita da due performers che si baciano) è costata al Moma la bellezza di 70.000 dollari.

Jerry Saltz: “Ho avuto un contatto genitale alla mostra di Marina Abramovic”

 Lo statunitense Jerry Saltz è un critico ironico ed irriverente ma decisamente geniale. Il suo approccio all’arte contemporanea è troppo estroso da poter passare inosservato. Curiosando in giro per la rete abbiamo trovato un divertente articolo di Jerry Saltz sul recente opening della mostra The Artist is Present di Marina Abramovic al Moma di New York. Il critico si è trovato faccia a faccia con i performers nudi che ricreavano una storica opera della grande artista. Vediamo quali sono state le sue reazioni:

“Penso che lo scorso martedì un pene ciondolante si sia leggermente appoggiato alle mie parti basse. Questo non mi è mai successo o quanto meno non al Moma. Due figure nude, un uomo ed una donna, si trovano faccia a faccia davanti all’entrata dello spazio espositivo ed è normale che per continuare oltre ci si vede costretti a passare in mezzo ai due corpi. Così ho fatto io e proprio mentre pensavo di avercela fatta ho sentito una cosa, seguita da due rimbalzi, sfiorarmi la coscia. Benvenuti a The Artist Is Present, la prima grande retrospettiva dell’artista hard-core Marina Abramovic. Anche se trovo il lavoro dell’artista un poco melodrammatico e narcisista devo dire che questa retrospettiva che si affaccia su quaranta anni di carriera è decisamente affascinante oltre che oltraggiosa e coraggiosa.

The artist is present celebra la grandezza di Marina Abramovic

Per la sua retrospettiva al MoMa, Museum of Modern Art di New York, Marina Abramovic ha deciso di sedersi ad un tavolo nell’atrio del museo per ogni singolo giorno fino alla fine della mostra. Il tavolo è corredato da una sedia aggiuntiva, volutamente lasciata vuota ed a disposizione dei visitatori che sono invitati a sedersi su di essa. Questo generoso invito sfida ogni persona, dal rispettoso ammiratore al degenerato mitomane, a dominare la visione, il tempo e la psiche dell’artista.

Durante la preview dello show (che aprirà al pubblico dal 14 marzo al 31 maggio 2010), l’artista, fasciata da un bellissimo vestito color cremisi, si è seduta al tavolo di legno contornata da un quartetto di luci Klieg, quelle che si usano per illuminare i ring del pugilato per intenderci. La prima persona a sedersi di fronte a lei è stato Teching Hsieh, celebre artista che durante una sua performance si è chiuso in una prigione per 365 giorni.  In seguito il picco drammatico ed emozionale della serata è stato raggiunto quando al tavolo si è seduto Ulay, collaboratore ed ex compagno di Marina Abramovic.

Ron Arad, l’anarchico sedato

 A meno che non si ha intenzione di morire giovani è molto difficile essere un eroe e rimanere tale per sempre. Anche l’eroe, col tempo, finisce per essere commercializzato o semplicemente passa di moda. Ecco quello che è successo a Ron Arad in una fin troppo grande retrospettiva che ha viaggiato dal Pompidou Centre di Parigi al Moma, Museum of Modern art di New York per approdare finalmente alla Barbican Gallery di Londra.

Ron Arad è stato un vero anarchico degli anni’80 ed una grande star del design. Molte persone lo conoscono per la sua Tom Vac Chair (1993) una poltrona di plastica con gambe d’acciaio che è presente in molti ristoranti cool. Anche Bookworm, la libreria flessibile a forma di spirale, è un altro bestseller di Arad. Ma queste ed altre manifestazioni creative sono solo il segno di un successo commerciale. Arad è stato anche artista, vendendo opere per centinaia di migliaia di euro, oltre che insegnante al Royal College of Art dove era (fino allo scorso anno) capo del Design Produtcs Department.

Riflessioni sul linguaggio degli anni ’10

Il 2010 per New York, oggi più di ieri, sembra essere l’anno dell’arte contemporanea. I musei della grande mela sono un turbinio di mostre ed eventi artistici che sembrano non finire mai, basti pensare all’attuale mostra di Gabriel Orozco al MoMa, a quella di Roni Horn al Whitney Museum ed a quella di Urs Fischer al New Museum.

Ovviamente questi grandi eventi non hanno mancato di generare commenti positivi e negativi, come la performance di Tino Sehgal attualmente in mostra alla “rotunda” del Guggenheim. Ma al di là dei giudizi personali su ogni singolo artista in mostra va detto che prese d’insieme queste visioni creative, unite ad altri episodi occorsi negli ultimi giorni, mi hanno dato da riflettere sulle ultime tendenze della scena dell’arte contemporanea.

Se anche Hannibal Lecter si mette a dipingere…

 Molti divi del cinema e star della canzone coltivano interessi artistici con alterne fortune. Come esempi positivi di abbiamo avuto modo di ammirare le oscure creazioni di David Lynch ed il successo della retrospettiva di Tim Burton al MoMa di New York. Purtroppo eccellere in un campo artistico non significa per forza avere spiccate attitudini anche per l’arte visiva, basti citare il caso del novello divin pittore Sylvester Stallone.

Tutti pazzi per il gossip

Vi proponiamo una serie di articoli in ordine sparso che abbiamo raccolto dai nostri archivi cartacei nel corso degli anni. Alcune notizie sono talmente bizzarre che potrebbero essere vere, altre sono talmente vere da passare per false. A voi il gusto di crederci o no.

Frank Gehry ha ammesso di non aver mai progettato i suoi musei pensando alle opere d’arte da ospitarci: “Il mio lavoro è già arte, sono un archistar” ha dichiarato l’architetto ad un reporter russo durante un party su di uno yacht ancorato nei pressi delle coste tunisine. Gerhy ha già sviluppato un progetto per il museo d’arte contemporanea di Odessa che si spera porterà più di 500 milioni di dollari annui nelle casse cittadine grazie al turismo di massa ed ai diritti di riproduzione delle fotografie della struttura nelle pubblicazioni di tutto il mondo.

L’editore di Artforum invitato ad un dibatto sulla critica d’arte a Huston non è stato in grado di rispondere ad una domanda su di un articolo apparso sul suo magazine. La giustificazione dell’editore è stata:”Andiamo, io non leggo gli articoli! Lo sanno tutti che i giornali d’arte esistono solo per vendere spazi pubblicitari”. Dopo tale affermazione il pubblico è rimasto un poco spiazzato ma in seguito ha posto all’editore alcune domande sulla pubblicità all’interno dei magazine d’arte. L’editore questa volta ha risposto con esauriente professionalità.

James Franco trasferisce General Hospital alla Deitch Projects

 James Franco, la star di Hollywood che ha girato numerosi film di successo come la saga di Spiderman diretta da Sam Raimi, ha intenzione di gettarsi a capofitto nel mondo dell’arte contemporanea. E’ da diversi mesi infatti che l’attore collabora con il video artista Carter, insieme i due hanno già realizzato di un’opera di video arte intitolata Erased James Franco che è stata presentata nel corso di prestigiose manifestazioni come il Guggenheim Art Awards 2009 ed Art Basel Miami Beach oltre che al MoMa di New York.

Si mormora che Franco sia pappa e ciccia con Klaus Biesenbach, nuovo capo del P.S.1 Contemporary Center e curatore capo del MoMa. L’attore parteciperà ad una mostra alla celebre galleria newyorchese Deitch Projects, il progetto presentato è alquanto bizzarro. Franco ha ultimamente partecipato in diversi episodi della serie General Hospital, ora l’attore avrebbe intenzione di girare una puntata speciale della serie (curando la regia) direttamente in galleria sviluppando così una performance che si tramuterà in una soap opera nella soap opera.

Franz Ehrlich, lo studente che mise il Bauhaus al servizio di Hitler

 Al MoMa, Museum of Modern art di New York è attualmente in corso una retrospettiva sul Bauhaus. La Bauhaus fu una scuola di arte e architettura tedesca che operò dal 1919 al 1933. Erede delle avanguardie anteguerra, non fu solamente una scuola, ma anche il punto di riferimento fondamentale per tutto il movimento d’innovazione nel campo del design e dell’architettura conosciuto come razionalismo, funzionalismo, “architettura moderna” o addirittura “stile Bauhaus”. Come noto la Bauhaus è stata una scuola democratica nel senso pieno del termine, la prima nel mondo ed anche per questo il nazismo, appena arrivato al potere, la ostacolò in tutti i modi fino a sopprimerla.

La mostra dal titolo Bauhaus 1919-1933: Workshops for Modernity ripercorre i fasti del mito mediante più 400 lavori di artisti e designers come Paul Klee, Wassily Kandinsky, Marcel Breuer, Marianne Brandt, Anni Albers, Josef Albers e Laszlo Moholy-Nagy, fino alla tragica fine del Bauhaus quando nel 1933 la Gestapo chiuse definitivamente i battenti. Questo è quanto sapevamo sin ora ma durante il passato autunno una mostra al Neue Museum di Weimar (città dove nacque la Bauhaus) ci ha raccontato una storia ben diversa, rivelandoci il nome di Franz Ehrlich, artista ed architetto frequantatore della Bauhaus che in seguito applicò l’estetica della celebre scuola sui campi di concentramento nazisti.

Il Moma celebra Gabriel Orozco, genio dell’inaspettato

 16 anni sono passati da quando il MoMa ha presentato l’innovativa creatività dell’artista concettuale Gabriel Orozco al grande pubblico. Con la sua natura ironica e lirica l’artista si oppose alla natura monumentale dei trend artistici degli anni ’80 mediante una ridefinizione del concetto di bellezza e focalizzando l’attenzione su dettagli inaspettati, memorie quotidiane ed esperienze personali.  In questi giorni (precisamente dal 13 dicembre 2009 al 1 marzo 2010) la celebre istituzione museale newyorchese ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva al genio dell’artista messicano classe 1962 intitolandola semplicemente Gabriel Orozco.

All’interno della mostra sarà possibile ammirare una vasta collezione di opere dell’artista, alcune delle quali sono divenute estremamente popolari tra gli appassionati d’arte di tutto il globo. Pezzo forte della mostra è la scultura intitolata La DS del 1993, un’automobile della citroen (una ds per l’appunto) chirurgicamente ridotta di tre terzi. La mostra presenta anche un’altra celebre opera di Orozco, si tratta di Black Kites del 1997, costituita da un teschio umano coperto da una griglia di grafite. Gran parte delle opere sono in mostra per la prima volta a New York e offrono una vasta prospettiva del lavoro dell’artista dai piccoli oggetti, sino ai dipinti ed ai lavori su carta.

Diventare una Star dell’arte contemporanea a 94 anni, la storia di Carmen Herrera

 E dopo il precedente articolo sulla morte della pittura non potevamo non notare questa curiosa notizia che proviene dagli Stati Uniti.  Certamente per Carmen Herrera la pittura non è morta ed è anzi viva e vegeta come la sua grinta. La pittrice ha infatti visto la sua carriera decollare alla veneranda età di 94 anni. L’artista ha dipinto per tutta la sua vita creazioni astratte ma è riuscita a vendere un dipinto solamente nel 2004 quando aveva già 89 anni. Da quel momento i collezionisti americani non hanno mai smesso di acquistare avidamente le sue opere.

In men che non si dica la pittrice si è ritrovata all’interno dei più grandi musei statunitensi ed ha inoltre ricevuto un importante riconoscimento dal direttore del Walker Art Center di Minneapolis. Lo scorso hanno il MoMa ha incluso Carmen Herrera tra il pantheon degli artisti latinoamericani in mostra e la scorsa estate, durante una retrospettiva nel Regno Unito, il quotidiano londinese The Observer ha salutato l’artista come la più grande scoperta degli ultimi dieci anni, chiedendo e chiedendosi:” Come abbiamo fatto a non vedere queste bellissime composizioni?”.

Il Moma dedica una retrospettiva a Frederick Wiseman, maestro del cinema verità

Il Moma di New York si prepara ad ospitare una grande retrospettiva dedicata al mitico regista Frederick Wiseman. L’istituzione museale ha concluso l’acquisizione di ben 36 copie di alcuni film del regista americano e li presenterà al pubblico dal 20 gennaio 2010 fino al successivo 31 Dicembre 2010.

La retrospettiva si aprirà con la proiezione del film Basic Training (1971) seguita da una conversazione onstage. La mostra continuerà con altri cavalli di battaglia di Wiseman come Titicut Follies (1967) fino ad arrivare a progetti più recenti come La Danse—The Paris Opera Ballet (2009) ed il nuovissimo Boxing Gym (2010). Per più di quarant’anni Wiseman ha usato una cinepresa leggera a 16 millimetri ed un equipaggiamento sonoro portatile per studiare il comportamento umano, le sue contraddizioni e le manifestazioni imprevedibili.

L’arte crudele di Artur Zmijewski

 Il Moma di New York ospita fino al 28 febbraio un’interessante mostra dal titolo Projects 91: Artur Zmijewski, retrospettiva sull’artista polacco Artur Zmijewski che da anni indaga sulle norme ed i comportamenti sociali in maniera del tutto provocatoria e brutale. Nel suo video 80064, l’artista convince un anziano sopravvissuto allo sterminio di Auschwitz a farsi cancellare il numero di deportato che reca sul braccio da un tattoo artist. In un primo momento l’uomo sembra accettare ma davanti la telecamera ha dei ripensamenti per poi cedere alle volontà di Artur Zmijewski e farsi cancellare definitivamente il numero.

Dopo questo atto l’uomo sembra interdetto, non si capisce se egli sia contento od infelice di aver perso un così terribile ricordo che lo ha accompagnato per tutta la vita. Per quanto sia un estremo atto di violenza tale intervento artistico vorrebbe far riflettere sulla memoria (in questo caso dell’Olocausto) e sulla sua persistenza nel tempo.Anche se il numero tatuato sul braccio sia portatore di infausti ricordi, l’uomo non vuole privarsene, questo perché ricordare è fondamentale per non ripetere.  Non approviamo la scelta artistica di Artur Zmijewski, è innegabile che l’azione susciti molte riflessioni ed il conetto di memoria è fondamentale per la storia ma il procedimento usato per sviscerare il tema ci sembra abbastanza ripugnante.

Al MoMa i film che non proiettano nei cinema sotto casa vostra

 Chissà quante volte vi sarà capitato di voler vedere un bel film di quelli impegnati ma puntualmente il cinema sotto casa vostra ( che solitamente proietta solo films commerciali ) non ha in programmazione il film prescelto. Evidentemente anche ai curatori del Moma di New York questa vicenda sarà capitata un milione di volte visto che dal 19 al 22 novembre prossimo il celebre museo ospiterà la quarta edizione di Best Film Not Playing at a Theater Near You che in italiano suona appunto come Il miglior film mai proiettato in un cinema vicino casa vostra.

La rassegna è in realtà una serie di proiezioni dei 5 films nominati per l’IFP Gotham Independent Film Award il cui vincitore verrà proclamato il prossimo 30 novembre. La mostra è una collaborazione tra il dipartimento di cinema del MoMa, la organizzazione no profit di cineasti indipendenti (IFP) e la celebre rivista di cinema FIlmmaker Magazine. I films in mostra sono sono frutto dell’industria indipendente americana e sono stati girati nel 2009 ma mai proiettati in un cinema.